La donna è arrivata al Tribunale di Ragusa intorno alle 10 per l’udienza davanti al Gup Andrea Reale. In aula anche il marito Davide Stival e il suocero Andrea Stival da lei chiamato in correità per l’omicidio del piccolo Loris. L’udienza si svolge a porte chiuse. Nel primo pomeriggio si è saputa la richiesta di condanna del Pm Marco Rota: trent’anni. Venerdì si attende l’arringa della difesa. “È tesa come qualunque essere umano”, dice il difensore Francesco Villardita, “una serie di elementi che saranno presentati al giudice come quello delle telecamere, potrà essere per noi determinante, anche se non inquadrano il suocero con la pistola fumante”. Il padre di Veronica, Francesco Panarello dice di avere incontrato ieri sua figlia: “L’ho trovata serena. Ci aspettiamo venga condannata ma che venga condannato anche chi era con lei. Mi chiede sempre di suo figlio piccolo. Anche noi, nonni materni, abbiamo avuto il divieto di vedere il piccolo”. “Dai documenti probatori – afferma il legale di Andrea Stival – si capisce che il suocero non è coinvolto nell’omicidio e che il movente indicato dalla Panarello è assolutamente falso”. Riguardo la perizia psichiatrica l’avvocato di Davide Stival, Daniele Scrofani dichiara: “Neanche i periti ipotizzano un vizio totale di mente e siamo lontani dall’impunibilità”. Intanto il pm Marco Rota nell’udienza ha definito la donna “egoista, bugiarda e manipolatrice”. Il pubblico ministero ha ricostruito il contesto psicologico e sociale in cui è maturato il delitto, quello familiare, il rapporto tra madre e figlio, un legame “distorto” in cui Veronica “non era appieno genitore e Loris non era un figlio”. Veronica Panarello viene descritta come una personalità controversa. Nella scorsa udienza la donna ha continuato ad accusare il suocero Andrea Stival. L’accusa però, che oggi dovrà formulare la richiesta di condanna, non crede a questa versione.