I cinquestelle che governano Ragusa ogni tanto tornano all’attacco per denunciare alla città la mole di debiti ereditata dal passato. L’operazione è legittima, avrebbero potuto sin dall’inizio usare quest’arma per rimarcare differenze di visioni e stili poi però han preferito un profilo basso, una verità ombrosa e sospesa temendo o di sbagliare o di non convincere o forse più semplicemente rifugiandosi nel piacere del potere in un nido protetto e lontano dalla noia della spiegazione. Cosa abbia convinto Stefano Martorana a tornare sull’argomento non si sa – un piagnisteo sui debiti tre anni e 4 mesi dopo aver vinto le elezioni rivela solo un enorme ritardo nel raccapezzarsi nella situazione finanziaria del Comune – e comunque siamo fuori tempo massimo per recuperare la simpatia dei contribuenti andata perduta con una tassazione assai pesante imposta dal governo Piccitto. Cosa serve allora, essendo ormai giunti al giro di boa che conduce alla fine della sindacatura, raccontare dei 17 milioni di euro di debiti? Dall’interno del gruppo consiliare i commenti, segretissimi, sono feroci e la mossa viene inquadrata come una giustificazione preventiva a resistere rispetto alle attese progettuali – almeno 5 milioni di euro – promesse ai consiglieri che hanno votato i vari piani triennali di opere pubbliche. Insomma la fissazione di Stefano Martorana è la solita: tenere i soldi in cassa e fare economia; un metodo che è all’origine del profondo solco creatosi tra esecutivo e parte del gruppo consiliare e che i vertici cinquestelle – Cancelleri in testa- sono riusciti comunque a non far percepire alla città (sarebbe stata la certificazione di un fallimento progettuale) blandendo gli animi dei dissidenti e sicuramente eccitando gli svariati sogni di gloria che prendono il via dalla convinzione che il Movimento è realmente piazzato in pole position per espugnare la Sicilia nel 2017. Non si può nascondere tuttavia che oltre gli arrovellamenti cinquestelle c’è un cruccio nei cittadini ragusani che si aspettavano da questi ragazzi una grinta, una passione, un coinvolgimento, un netto stacco, che non ci sono stati. Abbiamo quindi una dose di delusione e un pizzico di rammarico che generano svogliatezza nell’informarsi, nel tentare di partecipare (non c’è possibilità di contatto con un Movimento senza sede, senza iniziative, senza dirigenti), nella piena consapevolezza di un sindaco in gamba, onesto e intelligente circondato da assessori poco brillanti e privi di fascino intellettuale e politico, e infine abbiamo la condanna ad una visione perpetua di questi consiglieri degni di essere studiati in qualche convegno scientifico sui limiti del darwinismo. Tutto questo guazzabuglio sentimental-politico ci può fare arretrare nel rimpianto del passato? Senz’altro no, e la certezza, qualora ce ne fosse bisogno, ci viene dalla risposta dell’onorevole Dipasquale Nello, Pd – anche se c’è chi assicura che sia già con un piede in Sicilia Futura di Toto Cardinale – data appunto sulla faccenda dei debiti oggetto della denuncia pubblica di Martorana. Scrive l’ex sindaco: “Questo personaggiuccio politico… Martorana, quando parla delle precedenti amministrazioni, dovrebbe prima passarsi il sapone in bocca”. Ma che ha fatto un master a Scampia? L’avevamo spedito a Palermo perché con 15 mila euro mese si affinasse, e dopo anni di sacrifici a mantenerlo in tanto lusso ci torna in queste condizioni? Ma dove se la fa, chi frequenta, che roba è questo dolce stil novo? Forse siamo al vero ponte, quello linguistico che unisce il garbo paramafioso ai messaggi cripitici sottocamorristici in una nuova frontiera per conquistare le masse? Ci vorrebbe un amico per recuperare Nello Dipasquale da questo vortice supercafonal. Ma chi, chi? Trovato. Calogero Rizzuto soprintendente beni culturali e ambientali, quello che gli fa compagnia nelle battute di pesca. Sì, ci vuole uno di cui lui si fidi che riesca ad inserire con leggerezza elementi rieducativi che possano riportarlo nella fascia minima di presentabilità. Rizzuto ha già iniziato. Lo ha attratto dandogli un appuntamento per un bel giro in barca a terrorizzar lampuche poi con una scusa l’ha trascinato dentro la chiesetta di Marina di Ragusa e, facendogliela leggera -“belle le Madonne lassù, guarda!”- è riuscito a fargli alzar la testa verso gli affreschi semplici e naif per testare una reazione. La prima prova un disastro. Dipasquale giochicchiava col fermabanconote in oro massiccio – con uno stecchino ripuliva le iniziali – mentre canticchiava “Guarda stu pisci …” C’era persino il parroco con tanto di acqua santa, ma ci vuole qualcosa di più tosto di un esorcismo. Rizzuto è uomo di coccio e amico sincero, non molla. Si è preso l’impegno di riportarlo quello di un tempo, costi quel che costi. Il teorema del Soprintendente può funzionare anche se è l’ultima carta, disperata: il colpo del mattone. Rizzuto convocherà i ragazzi, il clan primitivo, quello dei costruttori, e di botto immergeranno Dipasquale in un bel bagno purificatore di cemento. Potrebbe tornare quello di prima, quello di sempre.
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