Stavolta alla storia ci passa davvero. Si era fatto deputato raccontando ai ragusani la barzelletta della missione: doveva salvare la nostra città, tutelare questo territorio dimenticato e periferico, portare l’energia che lo aveva caratterizzato da sindaco per salvare la Sicilia.. Una paccottiglia di slogan per creduloni che però gli ha fruttato quelle migliaia di voti necessari a godersi il lusso dell’onorevolezza. Tutte queste fandonie sono state sopportate perché facevano parte del personaggio e delle sue ambizioni che tutti conoscevamo; ma ci si aspettava, dopo tante fortune, almeno un briciolo di correttezza ovvero un reciproco rispetto: da una parte lui, Nello Dipasquale, con il suo sogno realizzato, l’ottimo stipendio, gli assalti e le scalate dentro il nuovo partito – il Pd- , e, dall’altra parte, noi, che ci saremmo accontentati di un minimo di presenza incolore tipica di chi siede all’assemblea regionale e che volevamo solo essere lasciati in pace, non essere disturbati e tantomeno danneggiati. Nessuno si è lamentato quando si è scoperto delle sue continue assenze, delle sue manovre per arruffianarsi Faraone, dei suoi salti circensi per entrare a pieno titolo nelle strutture del pd; rientrava nella normalità, era come sempre la sua spinta egotica che si offriva ai nostri occhi stanchi del solito spettacolo. Ma non è riuscito a contenersi, ha tracimato anche stavolta, e ci ha traditi con una coltellata profonda, cattiva, pericolosa. La vicenda è semplicissima ed ha una spiegazione psicopolitica lineare ed inconfutabile. Come ogni anno non si trovavano i danari per finanziare la legge speciale su Ibla, e lui che nel passato quand’era primo cittadino occupava l’Ars, si trasformava in un arruffapopolo, urlava parolacce ai deputati colpevoli di scordare l’amata Ragusa, trovando persino l’occasione ghiotta dei tagli alla legge su Ibla per allontanarsi definitivamente da Innocenzo Leontini, cosa fa? Non si ribella – non può, la politica di oggi obbliga all’obbedienza e alla leccaculaggine – ed allora come maschera la cattiva volontà della regione e la sua impotenza nell’incidere, nel distinguersi, nel lottare? Trova la finta soluzione: non potendo dichiarare con sincerità che Ragusa non conta una mazza e nessuno ha voglia di spendersi per noi, oscura il colpevole- la Regione – e mette in campo altri due soggetti scaricando l’imbarazzante sconfitta e pasticciando ogni responsabilità: e così saltano fuori i milioni, quelli delle royalties che l’industria del petrolio paga al comune di Ragusa per compensare il danno e la invasione delle trivellazioni. Qualcuno penserà che è stato un colpo assestato all’amministrazione cinquestelle per levargli quell’ossigeno che gli consente di tirare avanti e di non imboccare la strada del dissesto che ha colpito tutti i comuni limitrofi. Non è così, non è stata un’azione premeditata, ma solo una trovata finalizzata a rafforzare l’unico obiettivo ossessivo perseguito in questo momento dall’onorevole: il consolidamento della sua posizione dentro il partito democratico in un ambito provinciale; ed infatti, sempre usando le royalties, cosa escogita il nostro? Decide – nello stesso emendamento alla legge finanziaria – di spalmarle in tutte le città interessate all’estrazione allargando il beneficio che prima era esclusivo appannaggio del capoluogo. Soffermiamoci sulla trovata per Ibla. Cosa c’è di immorale in questa proposta? Tutto. Il principio di salvaguardia, tutela, conservazione viene sradicato dalla visione collettiva pubblica che ci ha accompagnato per 35 anni nutrendo e coltivando ogni generazione di ragusani nella consapevolezza che la cura materiale e morale di Ibla fossero azioni buone e giuste, e lo ha stracciato, il nostro deputato, questo principio, lo ha umiliato e lo ha ridotto ad un baratto. Per Nello Dipasquale la nostra storia, il nostro patrimonio architettonico, monumentale, artistico, non sono beni da meritare l’attenzione e la cura dello Stato: non servono sforzi finanziari duraturi, solidi, certi, che diano il senso sacrale e fondante di una scelta. La legge su Ibla è svenduta e ridotta ad una partita di giro. Lo impongono i tempi duri, sostiene lui. No, non si tratta di eccesso di concretezza, ma di liquidazione valoriale. E se la produzione estrattiva o il piano industriale, o gli interessi nazionali, o le strategie di mercato mutassero, saltassero? I rischi sono evidenti. La proposta fotografa la caduta morale della politica governativa e di quella dei partiti. La realtà che ci circonda è solo un enorme fallimento dove i protagonisti della politica si agitano per mantenere i loro privilegi (ancora più disperata e folle e quindi apprezzabile appare quindi il sogno giovanile dei cinquestelle di cambiare le sorti del paese) e la prova la avremo in queste ore quando il Pd non interverrà. Chi lo dovrebbe fare? Giorgio Chessari con la sua disincantata saggezza si accontenta di quel poco che la Regione dà al suo centro Feliciano Rossitto non potendo far altro che ringraziare Dipasquale per l’interessamento nel trovare in bilancio qualche decina di migliaia di euro necessari alle spese di personale, senza dimenticare poi che il nuovo centro studi si sta costruendo su un’area gentilmente offerta dal deputato allora sindaco. La sinistra del Pd rappresentata da Gianni Battaglia – che ricordiamo fu sbattuto fuori da Consorzio universitario da Piccitto _ forse si gode questo momento di difficoltà del giovane sindaco. Peppe Calabrese ha deciso di non muovere un dito perché nonostante i suoi voti ed i suoi iscritti lo hanno strafottuto dentro il partito. Dovremo persino sorbirci il plauso del pd renziano, quello di D’Asta, che ci spiegherà il capolavoro di Dipasquale e la genialità della trovata delle royalties! Un grande partito questo nuovo Pd che vanta tutto il codazzo di Nello Dipasquale – da qualche giorno si è iscritto anche Michele Tasca- che ci offre la misura dell’abisso. Che fare allora? Ci consegniamo all’industria petrolifera, diamo le chiavi della città e ci rifugiamo nell’illusione degli anni 50, nella Ragusa città del petrolio? Chi avrà il coraggio di gridare contro la miseria culturale, ideale, progettuale? Dove ci condurrà questa rabbia civica che coviamo dentro gli animi?