Uno sterminio per questi grandi e vecchi alberi. Da decenni facevano parte della nostra città e non avevano arrecato mai alcun danno. Ora è arrivato il taglio preventivo del pino di quartiere: seghe ed asce – come accaduto ultimamente nelle vie Umberto Giordano e Ruggiero Leoncavallo, per la paura che facciano danno. L’assessore cinquestelle Salvatore Corallo che cura il verde pubblico ed è molto apprezzato per la ricercatezza con cui viene decorata la città, ci dovrebbe spiegare i motivi di questa strage. Proviamo ad anticipare le sue tesi. Sosterrà che c’è uno stato di enorme pericolo e che i tecnici hanno accertato che il peso delle fronde fa rischiare un crollo, che le radici fanno saltare basole ed asfalto, che le pigne possono cadere in testa ai passanti, che gli aghi si possono infilare nelle zampe dei cagnolini… Tutto può avvenire: si chiama ansia, può degenerare. Allo stesso modo infatti se viene una tormenta i pali della luce possono crollare, ed un terremoto ci può far ritrovare il tetto in testa, e la pioggia ci può far rompere una gamba… Non è una furia dei soli grillini, questo taglio all’impazzata dei pini di città. Gli scempi avvengono in tutti i Comuni d’Italia; un accanimento che non tiene conto della storia millenaria del paesaggio italiano, quello raccontato e ritratto dai viaggiatori e dai vedutisti napoletani del 700. Insomma dobbiamo abbandonare la compagnia di questi immensi alberi di città, e accontentarci degli schieramenti autorizzati di ciclamini. Ovunque spuntano questi teneri fiorellini rossi, bianchi e rosella, signorine timide e perbene per un paesaggio senza impronta. Vorremmo sapere se prima del taglio sono stati chiamati a discutere del terribile pericolo che incombeva sulle loro teste, i cittadini del quartiere in cui vivevano gli ormai defunti alberi. L’ansia preventiva è divenuta psicosi di massa che ha trasformato i pini in alberi demoniaci capaci di tutto: le loro radici alzano le strade, i marciapiedi, le fondamenta delle case, e fanno cadere la gente, insomma sono nostri nemici da uccidere. Per Italia Nostra, che si è interessata della questione, il pino vive ovunque nel Paese una fase di declino, ma bisogna provare a salvarlo proprio perché è un albero monumentale e non è per niente pericoloso. Sono gli uomini che non riescono ad accompagnarlo nella crescita secolare, ed allora preferiscono vederlo come un pericolo pubblico. I pini, un tempo fonte di ispirazione dei poeti, sono vissuti a Ragusa come minaccia alla vita e alla serenità quotidiana. Forse sono visti così male per un solo motivo: sono ingombranti, di difficile gestione, non amano essere ingabbiati tra asfalto e cemento. Sono alberi forti, rustici, e stridono di fronte ad altre educatissime piante. I pini però simboleggiano una natura bella e selvaggia che può affiancare i cittadini aiutandoli nel ripulire l’atmosfera dalle polveri sottili, riparandoli con l’ombra, ripulendogli i polmoni con un profumo balsamico. Piantare pini fa bene all’ambiente. Un albero elegante, bello che si dovrebbe far rinascere nella nostra città, a costo di mettere in ombra il vellutato ed esile ciclamino che piace tanto ai cinquestelle.