Non si aspettava l’arresto di Sasà Cintolo anche se tutti i nostri concittadini che contano sapessero, per le assidue frequentazioni palermitane, che l’ex presidente del Coni era nei guai sino al collo. Si credeva che tutto finisse lì – nell’allontanamento dal mondo dello sport – senza conseguenze eclatanti, senza punizioni plateali. Lo stesso Cintolo si era forse convinto che la vicenda rimanesse confinata nei limiti di un violento contrasto interno al Coni, ed è per questo che quando il caso esplose decise con scaltrezza di sottolineare, durante una conferenza stampa, i suoi rapporti intensi e sinceri con il sottosegretario di Stato Davide Faraone del partito democratico. Non era un messaggio allusivo, era solo il certificato di appartenenza a una cerchia inviolabile per consolidata struttura. Per decenni Cintolo è stato coprotagonista della politica comunale e poi massimo dirigente del mondo dello sport ibleo, divenendo persino nel 1998 il candidato progressista che doveva strappare l’ente Provincia al presidente Giovanni Mauro di Forza Italia, in un percorso che va dai primi anni 80 con il pentapartito e poi sfocia nella braccia di Nello Dipasquale nelle due versioni dapprima berlusconiana e poi renziana. E’ un sistema di potere che quando ha tracimato nella corruzione e nell’avidità è stato colpito ovunque – mafia capitale che non si esaurisce e non si supera è l’esempio migliore per comprendere la radicalizzazione tentacolare del fenomeno – ma qui a Ragusa aveva invece conservato, nonostante l’atmosfera di naturale rigetto di massa, una buona forma che si era però dovuta adattare alla cattività dei tempi rincantucciandosi con sdegno nei propri compartimenti – lo sport, la cultura… – sperando che l’onda grillina si esaurisse. La questione che poniamo oggi è semplice: l’arresto di Cintolo – che coinvolge è chiaro solo le responsabilità dei singoli soggetti coinvolti anche se gli inquirenti dovranno verificare tutti i rapporti ed i legami intercorsi tra l’indagato e le pubbliche amministrazioni, in testa Comune e Provincia, ed infatti c’è stato un blitz a Palazzo di viale del Fante e sono stati sequestrati documenti e computer – l’arresto, dicevamo, incide nella battaglia politica intrapresa con vigore dalle opposizioni contro il governo Piccitto? Non parliamo solo della credibilità andata in frantumi del partito democratico che fa riferimento a Nello Dipasquale che in modo assai poco onorevole non ha avuto il coraggio di spendere una parola o di solidarietà o di fiduciosa attesa (come si dice in queste triste occasioni) o di precipitoso distinguo su quanto accaduto al suo amico di tante avventure (ricordiamo Cintolo a capo della lista “Dipasquale sindaco” e poi esponente di punta di Territorio e poi frequentatore convinto del Pd di governo) ma di una intera città politicizzata che delusa e afflitta dai limiti dell’esperienza cinquestelle tenta di trovare nuove alternative per governare Ragusa. Ha lasciato di stucco il silenzio di maggioranza e opposizione durante l’ultima seduta del consiglio comunale quando già era avvenuto l’arresto. I grillini che dovevano sfoggiare il meglio delle loro invettive e del loro giacobinismo contro la partitocrazia spazzata e tutto il resto della loro consolidata e vincente propaganda sono rimasti zitti, e l’opposizione che doveva immediatamente e strumentalmente chiedere conto all’amministrazione delle relazioni con la scuola dello sport dalle origini ai nostri giorni anch’essa ha scelto il silenzio. Mario Chiavola del Pd è intervenuto, con passione, riguardo “l’oscenità” dello spettacolo offerto il 31 dicembre in piazza San Giovanni colpito dai culi e dalle tette di due show girl, e una cinquestelle, tale Franca Antoci di cui si sconosce la voce, ha implorato a gesti che si chiudesse una porta da dove entrava il freddo. Questo silenzio globale non è prudenza e rispetto per il lavoro degli inquirenti è solo imbarazzo ed evitamento: la Ragusa che ci rincuora, che ci ha visto diventare uomini e donne maturi e consapevoli , che ci ha offerto tranquillità e benessere è la città di provincia sacralizzata e inviolabile dove, per sintesi estrema, Cintolo era il padrone indiscusso di un settore della realtà civica, lo sport in questo caso. Non è stata ancora formulata (e sono passati già 25 anni dalla legge sull’elezione dei sindaci) una ipotesi amministrativa che scardinasse quel sistema che in qualche modo era comunque riuscito a dare dignità e struttura ad una piccola città come la nostra. Ed è proprio questo atteggiamento di sudditanza genetica nei confronti del sistema che ci ha generato, l’origine del grillismo in salsa iblea che ci offre Piccitto. Non è solo l’assenza di idealità, la fluttuazione continua tra principi diversi, l’ignoranza profonda che attraversa il movimento cinquestelle a consegnarci la debolezza del governo grillino – carenze che costituiscono solo una cornice irritante e folcloristica per rozzezza e incapacità relazionale – quanto piuttosto le fondamenta culturali in cui sono cresciuti il sindaco e gli altri giovani ragazzi del gruppo che oltre ad un’improvvisata e sana ribellione viscerale e di partenza non sono riusciti a infondere nei ragusani la necessità di uscire dagli schemi e dalle certezze imposte; ed infatti il tema principale della questione Ragusa che è lo smembramento della comunità ossia l’urbanistica non è stato affrontato con il coraggio rivoluzionario che si imponeva. Si dirà: cosa c’entra il sacco di Ragusa con l’arresto di Cintolo? Non ci sono, è vero, collegamenti visibili, ma c’è comunque una verità – può apparire forse forzata- che è anch’essa però fonte profonda della intima corruzione della nostra città. La scuola dello Sport fa parte della nuova e orribile Ragusa della folle espansione edilizia, dove non esiste più il controllo comune, e dove ognuno è padrone indiscusso dello spazio senza storia strappato alla campagna, ottenuto succhiando danaro dalle mammelle della regione a cui sono perennemente attaccati i costruttori, luoghi di invasione, dove tutto è consentito, dove non c’è regola morale. Servirebbe riflettere per bene su questa propaggine tumorale della città. L’arresto di Cintolo dà una mano ai grillini: la gente penserà che per quanto arroganti almeno non fanno parte di vecchie combriccole. Domanda finale. Esiste ancora la possibilità che una sinistra vera non dominata dal trasformismo, dalla sete di potere, dal credo neoliberista che ha conquistato gran parte del Pd, riesca a diventare, al di là della corsa elettorale, un riferimento per il riscatto e la crescita di Ragusa? Il vecchio a Ragusa non passerà più e la sfida sarà senz’altro di contenuto politico come avvenuto nell’elezione di Piccitto. L’opposizione forse lo deve ancora capire. Concludiamo con l’immagine di Peppe Calabrese che fischia davanti al Comune e grida dentro al megafono “cinquestelle a casa!”. Erano 28. C’erano i fedelissimi di Dipasquale. Ne mancava solo uno, impossibilitato causa forza maggiore.
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