“A luglio dello scorso anno, pochi giorni dopo l’inaugurazione della pista ciclabile di Marina di Ragusa, segnalammo alla Polizia Municipale, alla Questura e alla Prefettura, la presenza di alcuni punti pericolosi. Nonostante un iniziale intervento dei vigili urbani nulla è cambiato”. Lo denunciano congiuntamente i Consiglieri comunali del Laboratorio politico 2.0, Sonia Migliore e Manuela Nicita. “Dal un primo sopralluogo – dichiara in particolare Nicita – si è potuto appurare che c’erano delle evidenti situazioni di pericolo per l’incolumità dei cittadini: alcuni tratti della pista risultavano privi di parapetto e protezioni rispetto alla scogliera sottostante, in altri, invece, l’unica protezione consiste in un tubo posizionato a 30 cm da terra e che, tuttavia, non garantisce la sicurezza di nessuno e in nessun modo. Venne interessata la Polizia Municipale, che con un po’ di fettuccia ha segnalato l’area che appariva più pericolosa. Ovviamente nulla che risolvesse il problema. Ho personalmente inviato un esposto sia alla Questura che alla Prefettura e, proprio con una nota dall’Ufficio Territoriale del Governo il Comune, nella persona del primo cittadino, veniva informato del problema. Il Prefetto, inoltre, chiedeva di essere informato sulla faccenda. Era il 29 luglio e da quel momento non c’è stata nessuna risposta, né interventi di manutenzione. Il 24 gennaio 2017, sei mesi dopo insomma – racconta ancora Nicita – la Prefettura ha dovuto reiterare la richiesta. Solo il 31 gennaio il dirigente ing. Michele Scarpulla ha finalmente risposto agli inviti provenienti dal Palazzo di Governo: “Si comunica che entro il prossimo mese di marzo e comunque prima dell’inizio della nuova stagione estiva, il servizio viabilità sarà nelle condizioni di poter mettere in sicurezza i tratti della pista ciclabile considerati punti critici”. Benissimo, ma all’ing. Scarpulla il “richiamo” dalla Prefettura non è andato giù e aggiunge “Si evidenzia, comunque, che le criticità segnalate erano tali anche precedentemente la realizzazione della pista”. A questo punto è spontanea la domanda: ma è una scusa, un tentativo di giustificarsi o cosa?. Una condizione di pericolo va ignorata perché è preesistente?” – concludono le consigliere Migliore e Nicita.