La Polizia di Stato ha eseguito venerdì mattina la misura cautelare della custodia in carcere a carico di Giovanni Nicastro nato a Vittoria il 15 marzo 1990, emessa dal GIP presso il Tribunale di Ragusa su richiesta della Procura della Repubblica. Nicastro, insieme a Luca Giuseppe Di Paola ha messo a segno il 26 gennaio scorso la rapina aggravata dall’uso delle armi presso il bar/tabacchi della stazione ferroviaria di Vittoria. I due malviventi arrivavano a bordo di uno scooter, Di Paola aspettava sullo scooter mentre Nicastro entrava sparando un colpo di pistola in aria che si conficcava nel tetto, alla presenza di bambini che venivano portati dietro al bancone mentre il titolare consegnava 3000 euro che aveva in tasca. Non pago, Nicastro puntava la pistola alla testa della cassiera che apriva il cassetto per consegnare il contenuto. Il proprietario ingaggiava una lotta in difesa della moglie e il rapinatore sparava un altro colpo che, per fortuna, non colpiva nessuno. Dopo aver arraffato il denaro Nicastro usciva fuori e saltava in sella allo scooter condotto dal complice Di Paola. Le indagini della Squadra Mobile e del Commissariato permettevano di ricostruire le fasi della rapina ed individuare il modello dello scooter utilizzato. Dopo giorni di indagini veniva effettuata una perquisizione presso l’attività del padre di Di Paola che veniva tratto in arresto per detenzione illegale d’arma da fuoco accollandosi la responsabilità della detenzione. Fondamentale per l’attribuzione della responsabilità a carico di Di Paola, anche l’esame delle immagini di video sorveglianza dell’azienda del padre che hanno permesso di ricostruire le fasi di occultamento dello scooter e della pistola. La Polizia Scientifica aveva già accertato che la pistola utilizzata durante la rapina fosse la stessa rinvenuta presso l’azienda del padre del rapinatore. La strategia della Procura della Repubblica di Ragusa e degli investigatori è stata quella di convocare con un scusa Nicastro durante le fasi dell’arresto di Di Paola. Messi insieme in una sala d’attesa, i due rapinatori sono stati intercettati ed hanno ammesso le loro responsabilità. Entrambi, chiusi nella stanza della Polizia di Stato, volevano aprire i cassetti per trovare armi da rubare ai poliziotti della Squadra Mobile. Ovviamente le armi in dotazione non sono state trovate, inoltre pianificavano la fuga dalla finestra. Durante le intercettazioni i due criminali hanno ammesso le loro responsabilità, rimarcando i vari errori da loro commessi, come quello di non gettare la pistola e di averla custodita nell’azienda del padre.