Quand’è che la democrazia perde di peso? No, non è solo corruzione, classe politica fiacca, mediocre e distratta, sconfitta di orizzonti politici, dipende più che altro dalle forme linguistiche che usiamo per raccontare i fatti: più ci si avvolge nel marasma delle parole più si nascondono i valori e poi pure le idee ed i pensieri e tutto si confonde. Sta accadendo in queste settimane a Ragusa con il nuovo ospedale – una struttura né amata né desiderata dai ragusani, ma imposta e quindi entrata a forza nelle nostre vite per decenni soddisfatte e orgogliose dei due vecchi ospedali – dove un fatto personale ossia l’esigenza del manager Aricò di inaugurare la struttura in coincidenza con la fine del suo mandato è stato pasticciato con un’azione gestionale, e il trasloco si è trasformato in una babele. Aricò non poteva ammettere di agire con fretta per furia egotica e quindi rassicurava la comunità trovando i soliti entusiasti del potere che plaudivano contando i giorni e le ore – ad un tratto si disse che ne mancavano ormai solo dieci per giungere al trionfo – ed i dubbiosi venivano chetati dall’entusiasmo e la collettività doveva credere nel prodigio di efficacia e gioire e non gufare e contagiarsi di felicità. Nemmeno finanzieri, magistrati e carabinieri e sigilli e collaudi da ricontrollare e analizzare son riusciti a riportare la lucidità di giudizio, e si è voluto credere che Aricò non fosse poi stato mandato via di malo modo da Ragusa e c’è persino stato, nell’apoteosi di questo ossequio alla forma ufficiale di un potere fortissimo come quello rappresentato dalla sanità, quasi un sospiro di sollievo quando si è saputo che il trasferimento a Palermo non era immediato e che si concedeva una proroga sino ad agosto. data ancora utile per il lieto evento inaugurale. Anche il prudentissimo sindaco Piccitto, geneticamente democristiano, ha atteso il collasso finale dell’operazione per scagliarsi contro il manager mentre avrebbe dovuto dirgliene di santa ragione una settimana prima invece di conformarsi allo stile del momento. E’ inutile soffermarsi poi sul solito Nello Dipasquale che padroneggiando la lingua dell’inganno, quella forgiata e sfruttata dalla politica che egli ben incarna, cavalcava l’onda spiegandoci come Aricò fosse stato premiato dal trasferimento a Palermo – ora però non c’è traccia del nostro deputato… e ai nostalgici di buon cuore non rimane altro che affidarsi alla umanità di qualche Ong in caso di avvistamento nel Mediterraneo. Il disastro è totale e dio ci aiuti e non ci faccia prendere un coccolone. Aricò sempre sorridente ha disposto il dietrofront e gli ospedali si sono frantumati. Ci vorrebbe Emergency per salvarci se è vero, com’è vero, che i bisturi non possono essere sterilizzati essendo ormai gran parte delle apparecchiature lassù a Cisternazzi. Arico però comunica ancora nella sua lingua, quella incredibile, ed invia oggi una foto di una sua visita ad una puerpera col fanciullino in grembo nell’atto di porgerle una rosa: è l’amore, la pace, la serenità, la finzione scenica. E allora cambiamo linguaggio di botto e sputiamo la verità. Che se la infili nel didietro, la rosa, il nostro manager, con la speranza che qualche spina gli faccia da spinta propulsiva per farlo correre più lontano possibile dai nostri luoghi. Ripristinato il senso delle cose, quelle cattive, quelle sbagliate, quelle false, in qualche modo ci arrangeremo ricominciando dalle parole, quelle vere, quelle sincere. Ed ora buona fortuna a tutti, resistiamo e occhio ai nostri malandati corpi: la sanità ragusana non è proprio al massimo di questi tempi.
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