Al centro della riflessione del vescovo della diocesi di Noto, monsignor Antonio Staglianò, c’è l’invito alla carità. “L’umanesimo cristiano – scrive – sfida le relazioni disumane dell’indifferenza”. Il suo messaggio, proposto in occasione della Quaresima e della Pasqua, parte dalla riflessione sul peccato e selle conseguenze che da esso derivano a livello personale e comunitario. “Allo specchio di questa condizione post umana della nostra cultura narcisistica dell’amore di sé in faccia alla sofferenza dell’altro e degli altri (fossero anche mogli e mariti o figli abbandonati per l’esigenza di rifarsi una vita secondo l’etica della vita è mia e me la gestisco io), la Quaresima – scrive il presule – resta il tempo propizio per ritornare in se stessi, cioè nella verità di sé, scoprendo le radici sostanziose e belle del proprio sé in verità: siamo dono, apertura, dedizione, cura, capacità fraterna, relazione amativa, comunione fino al sacrificio, amore. Si noi siamo amore. Ed è bello scoprire che è questa la rivelazione del Dio dei cristiani: Dio è amore. Un’affermazione su Dio – continua – che immediatamente si ripercuote nello svelamento di quello che sono io: io sono amore”. E in questo contesto si legge il “messaggio” della Pasqua che è l’attuazione massima di questo amore di Dio.