“È Pasqua. Non abbiate paura e non fuggite”. Il vescovo della diocesi di Ragusa, Paolo Urso, intitola così il suo tradizionale messaggio per la Pasqua. “Ancora una volta – scrive il presule – ci scambiamo con gioia la bella notizia che Gesù, il crocifisso, è risorto e ci dà la possibilità di risorgere con Lui, di condurre una vita buona, vera e piena, di guardare avanti con serenità e fiducia. Il mio augurio pasquale vuole essere, quest’anno, soprattutto un invito a non avere paura di Dio e delle sorprese che ci riserva, a non fuggire davanti alle responsabilità che ci affida”. Poi riporta il racconto di Marco sull’esperienza delle tre donne che si recano al sepolcro di Gesù e non trovano il suo corpo. “Hanno una preoccupazione: l’ingresso alla tomba – continua il messaggio – è chiuso da una pietra molto grande, come faremo ad entrare? Chi farà rotolare la pietra? Quando arrivano (fate attenzione ai tre verbi perché indicano tre passaggi importanti per leggere la realtà), alzano lo sguardo, osservano con particolare attenzione e vedono che la pietra è già stata fatta rotolare. Entrano e si accorgono che c’è un giovane, seduto sulla destra, con indosso una veste bianca. Il narratore – continua il vescovo Urso – annota la reazione delle tre donne: ebbero paura. Il giovane le incoraggia: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove lo avevano posto… Cosa fanno le donne? Escono e scappano via perché sono piene di spavento e di stupore. Non solo. Non dicono niente a nessuno perché sono impaurite”. Ed aggiunge: “Il dato che ritorna con insistenza è la paura… Ma cos’è questa paura? È incomprensione e incredulità. È la sorpresa di trovarsi di fronte ad un fatto non previsto perché non creduto possibile. Sì, è vero, Gesù aveva detto che sarebbe stato ucciso e che dopo tre giorni sarebbe risorto. Ma come si fa a credere che un morto possa risorgere! È lo stordimento che toglie la gioia… è mutismo provocato dal timore di essere fraintesi, giudicati male o non creduti. È rimanere senza parole, nella consapevolezza di non possedere il linguaggio adatto per esprimere l’esperienza fatta. Non dobbiamo avere paura di Gesù – dice il vescovo Urso -, non dobbiamo fuggire lontano da Lui, non dobbiamo diventare muti. Qualunque cosa Egli faccia e qualunque cosa Egli ci chieda. Gesù, il crocifisso risorto, ci ama e cammina con noi”.