Alessia è bellissima, super femminile, con tutti gli attributi di donna al posto giusto. Solo che per legge, dato che il suo percorso di “transito” è ancora in itinere, non si chiama Alessia. Nei documenti esce ancora il suo nome di quando era maschio. Tanto basta per fare andare in tilt un ufficio postale di Ragusa, per l’esattezza quello di via Ercolano, dove venerdì mattina è successo un parapiglia, dato che l’operatore allo sportello non ha riconosciuto l’identità femminile di Alessia, in contrasto con il nome maschile sul documento, rifiutandosi di dare il pacco che la ragazza era andata a ritirare. L’impiegato ha applicato alla lettera la burocrazia, ma Alessia si è sentita profondamente offesa. Il gesto dell’operatore ha fatto scoppiare in lacrime questa trans, originaria di Scicli e residente a Ragusa da 6 anni. L’impiegato non ha voluto dare il pacco alla 25enne nemmeno quando perfino la gente, che era in fila in attesa del proprio turno, ha preso posizione, invitando il dipendente dell’Ufficio postale a dare il pacco alla ragazza. “Attendevo questo pacco, che aveva al suo interno un toupet, con ansia, perché il parrucchiere mi aspettava per applicarmelo – spiega Alessia – io ho vissuto a Bologna, Roma e Milano e mai mi era capitata una cosa del genere. Mi sono sentita offesa nel mio essere donna. Tantissime altre volte sono andata a ritirare pacchi negli uffici postali e nessuno ha mai messo in dubbio la mia identità femminile. L’ho fatto nelle grandi città senza alcun problema. In banca, – racconta Alessia – appena arrivata a Ragusa, quando ho aperto un conto corrente in un locale istituto di credito, l’impiegato che mi ha guardato, nel momento in cui ha confrontato il mio aspetto femminile con il nome maschile scritto nel mio documento di identità, mi ha fatto un sorriso e poi mi ha fatto i complimenti – conclude Alessia – perché ero diventata molto più bella da donna rispetto a quando ero maschietto”. C’è voluto l’intervento del direttore dell’ufficio postale, al quale Alessia si è rivolta per risolvere il problema (su suggerimento dello stesso impiegato), per dirimere la diatriba.