I giochi più a rischio sono quelli che offrono maggiore vicinanza spazio-temporale tra la scommessa e il premio: le slot-machines e i giochi da casinò, ma anche i videopoker e il bingo. E’ una delle indicazioni emerse dalla conferenza promossa dall’Ufficio della pastorale per la Salute della Diocesi di Ragusa e tenutasi nei giorni scorsi a Santa Croce Camerina, nella parrocchia di San Giovanni Battista. La conferenza, sul tema “La dipendenza patologica dal gioco. Aspetti sociali, sanitari e legali”, è stata tenuta dal direttore dell’Ufficio, don Giorgio Occhipinti, dal medico di medicina generale dell’Istituto superiore per le scienze cognitive di Enna, Santi Benincasa, con la partecipazione di Maria Concetta Noto, vice direttore dell’Ufficio per la pastorale della Salute, Gianni Digiacomo, presidente della sezione di Ragusa della Società italiana di medicina generale, e Rosa Giaquinta, vicepresidente Simg Ragusa. “Le fasce più a rischio – afferma don Occhipinti – sembrano, tra le donne, le casalinghe e le lavoratrici autonome dai quaranta ai cinquant’anni e, tra gli uomini, i disoccupati o i lavoratori autonomi che hanno un frequente contatto col denaro o con la vendita ed un’età intorno ai quaranta anni. Secondo i dati di uno studio del 2009, il 47,1% degli studenti delle scuole medie superiori gioca d’azzardo in varie forme, circa 450.000 studentesse e 720.000 studenti”. E’ stato evidenziato che il gioco d’azzardo patologico è una malattia molto grave, una malattia potenzialmente mortale. Si è calcolato infatti che i tentativi di suicidio nei giocatori d’azzardo patologici sono fino a 4 volte superiori rispetto alla media dell’intera popolazione. “A ciò bisogna aggiungere – ha precisato Benincasa – i danni creati dalla frequente associazione con altre dipendenze, soprattutto da alcol e da sostanze stupefacenti. Frequente è lo sviluppo di disturbi legati allo stress: dolori allo stomaco, ulcere, coliti, insonnia, ipertensione, malattie cardiache, emicranie ecc. Le conseguenze più evidenti, inoltre, sono quelle più strettamente legate alle perdite finanziarie e dei propri beni; le ripercussioni sull’ambiente di lavoro, le separazioni e i divorzi, le conseguenze sui figli”. Dal momento in cui il gioco d’azzardo patologico è stato riconosciuto come un vero e proprio disturbo psicologico, distinto da altre problematiche, sono stati sviluppati diversi programmi di intervento sul problema che spesso viene ormai affrontato in comunità di recupero. Altrettanto utili sembrano i risultati legati alla partecipazione dei giocatori a gruppi di auto-aiuto per Giocatori anonimi. Dalla conferenza sono emerse alcune indicazioni operative a cominciare dalla formazione di una commissione di studio per elaborare proposte tese ad arginare il problema, proposte da presentare ai sindaci. “Abbiamo pensato, altresì – chiarisce don Occhipinti – alla elaborazione di una locandina da affiggere nelle scuole, nei centri ricreativi, negli studi medici di Medicina generale e pediatria, negli uffici pubblici e nelle parrocchie. Ma anche di tenere incontri informativi nelle scuole, nei centri di aggregazione sia giovanili che geriatrici, nelle parrocchie. Il problema c’è ed è serio”.
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