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01/11/2012 -

Politica/

GRILLI IN TESTA

Chi lo conosce Dario Fornaro, un ragazzo di 21 anni che ha preso a Ragusa 2097 voti? E’ del movimeno di Grillo, non è stato eletto perchè l’ha battuto una signora di Acate, Vanessa Ferreri di 40 anni, la prima deputata donna nella storia della provincia iblea. Il dato straordinario già c’è con Vanessa perchè questa cittadina prima di entrare alla Ars ha dichiarato quanti soldi prenderà ogni mese: 2500 euro invece che 12 mila. E’ già un dato valoriale a cui si dovrebbero allineare gli altri eletti, in testa il più amato dai ragusani, Nello Dipasquale, marinaio di lungo corso esperto in virate fortunate. A lui il titolo onorevole gli sta a pennello, non è adatto per farsi chiamare – così come hanno stabilito quelli del Movimento 5 stelle – cittadino; lui doveva diventare onorevole, come Leontini, come Alfredo Gurrieri, come Nino Minardo, come quella folla di modelli da raggiungere o da annientare che hanno ossessionato e nutrito il suo Io. Non ha preso un botto di voti Dipasquale; aveva iniziato la campagna di seduzione nei confronti di Crocetta sparandosi una potenza di 8mila voti in città – ne ha presi 4945 -, ma questa considerevole quota ottenuta dopo sei anni di dittatura sindacale all’insegna dello strapotere è ridicola in confronto ai 2097 voti del ragazzino ragusano, Dario Fornaro, che di certo non avrà speso un euro per farsi la propaganda. Non bisogna nascondere queste differenze; tra la deputata Vanessa e l’onorevole Dipasquale c’è l’abisso: una è stata eletta senza clientela rappresentando la protesta collettiva al sistema arcaico, l’altro è uno zombi, un vampiro che ha fiutato l’ultime tracce di carne viva, si è scollato dall’abbraccio con Angelino e si è tuffato ad allisciare i capelli impomatati di Crocetta. La storia che avanza, Crocetta la potrà impersonare solo se dialogherà con i 14 deputati eletti con Grillo, altrimenti sarà solo la storia che si ripete, il consociativismo che uccide le forze progressiste, com’è successo fra il Pd e Lombardo. In questa disperante ipotesi Nello Dipasquale ci fa un figurone; le peggio pulsioni consociative le ha tutte: nato e cresciuto nella destra della Dc con master di perfezionamento sotto Berlusconi dove tutte le spinte conservatrici si sono consolidate. Lasciando perdere la stupidaggine della ragusanità e del territorio, roba per incantare allocchi e sottoproletariato, ci ritroviamo un deputato non solo trasformista bensì cultore della brutta e vecchia politica in disfacimento. Ha distrutto tutto l’agro ragusano che incorniciava la città; ha fatto abbuffare il clan dei costruttori che lo ha premiato, sostenuto, aiutato; ha sfoggiato uno stile di vita alla Formigoni con frequentazioni e viaggi con le persone che avevano beneficiato direttamente di alcune scelte urbanistiche da lui dettate – rapporti che in qualsiasi altra parte di Italia avrebbero suscitato scandalo e disapprovazione; ha ridotto al servaggio la politica ragusana eccitando sino ai limiti estremi le prerogative dell’essere sindaco; ha innalzato a modello vincente e fattivo la sua figura di uomo nuovo, scaltro, ignorante – indimenticabile quando gridò in aula “io continuerò a dire pessimissimo”; ha tentato di intimidire la stampa con una valanga di querele; ha trascinato categorie produttive, istituzioni e lobby contro il piano paesaggistico in una battaglia reazionaria dal sapore di fascismo agrario. Non è tutto: c’è l’uso delle cooperative di servizi comunali con le assunzioni e le proroghe; c’è la Corte dei Conti che si accorge del volume di spesa pazzesco; ci sono le esibizioni da cultura paramafiosa con i netturbini che, come in Calabria, inneggiano con i cartelloni appesi al petto al sindaco buono che da lavoro, messi lì a manifestare per distrarre dalla scoperta del bluff sulla differenziata. C’è una città che per opera di Nello Dipasquale è entrata in agonia, nel silenzio ottuso, nella paura della verità, nel dissenso taciuto. Questo è il bagaglio leggero con cui Nello Dipasquale si è trasferito a sinistra. E’ vero quel che dice la Sicilia che lo osanna da anni, “ha azzeccato strategia, campagna e cavallo vincente”, insomma la politica come botta di culo. Che coincidenza, è lo stesso giornale che l’altro ieri per l’anniversario della morte di Giovanni Spampinato ha scritto “accostare questa storiaccia alla strage di piazza Fontana come ha fatto un autorevole ex politico, ci pare francamente un po’ troppo”. L’ex politico è Achille Occhetto, che, forse, considerati i parametri di qualità proposti dalla Sicilia, non ha azzeccato, nè cavalli nè campagne, ha fatto però la storia democratica del Paese. Questa è la cornice contenitiva di Nello Dipasquale, ed è per questo che abbiamo vissuto come una liberazione le sue dimissioni. Era fisiologico, naturale, in questo contesto di degrado civile e morale che prendesse i 5000 voti in città, e non bisogna temere che diventi il “dominus” essendo l’unico deputato della città. La distanza tra realtà ed Ars è talmente enorme che servirebbe un miracolo per avvicinare i due fronti; Dipasquale ha soltanto varcato il Rubicone, gli interessa esclusivamente avere scalato la vetta per posizionarsi in quella poltrona, e sapendo che non c’è speranza nè per Ragusa nè per la Sicilia, incupirsi all’idea che i destini di Ragusa siano nelle sue mani è infantile e grottesco. Crocetta deve passare dai suoi buoni propositi di castità ad un progetto socialdemocratico per salvarsi e salvarci, e se lo farà i deputati per bene si trasformeranno in militanti del rinnovamento e smetteranno i panni di capoccia di paese, e se – di contro – i Dipasquale rimarranno tali vorrà dire che la rivoluzione della dignità non sarà scoppiata, e il fallimento di questa elezione sarà totale. Niente può rimanere come prima perchè se ci sarà l’inciucio o il nulla verrà fuori subito sia perchè i tempi sono cambiati e la gente è stanca dei parassiti sia perchè i ragazzi di strada di Grillo saranno costretti per il loro identikit a denunciare il marcio, altrimenti anche il loro movimento andrà in fumo. I margini di movimento di Dipasquale sono dunque limitati; si godrà quel bottino mensile, sino a quando non sarà ridotta anche questa vergogna, e poi dovrà adeguarsi. Immaginare un Dipasquale manovratore da Palermo è una idiozia, lui non è un Giummarra e non sono più quegli anni. Fra l’altro a tipi del genere non serve trasferire potere: i Cosentini, le Sonie Migliore, i Ciccio Barone, sono stati burattini acrobatici ma ora non contano niente, e il transito dei voti non esiste, non regge. Nello Dipasquale ha solo tagliato la corda dalla destra, ed ha mantenuto vigore, ossia voti, grazie al terribile sistema di controllo clientelare e ammaliatore che va via con un soffio se si presentano i sostituti e i ciambellani in seconda. L’onorevole ex sindaco non è portatore di sublimi idee collettive, ha svolto l’intera campagna elettorale con il metodo Tupperware che si basa sulla fiducia amicale: ogni adepto organizza un gruppo di ascolto e garantisce l’acquisto del prodotto. Nello Dipasquale era l’unico che doveva piazzarsi agli angoli della strada per cercare voti raccontando virtù ed esperienze, ma non l’ha fatto: l’incantamento ha bisogno di luoghi riparati e protetti. Lui è riuscito bene nelle segrete operazioni chirurgiche che hanno frantumato ogni spazio politico sfruttando debolezze, illusioni, misere aspirazioni. Cosa ha lasciato? Macerie, ed ergersi come un eroe su questo materiale è impossibile. E’ vincitore, è vero, ma con lui c’è solo il passato che si estende ai suoi piedi con i nemici morti, la città devastata, le feste a Poggio del Sole con il divo barzellettiere della tv privata che fa tanto ridere le casalinghe. Nello Dipasquale è solo un occupante abusivo della sinistra: nel suo curriculum c’è l’ultima concessione edilizia al suo amico Santo Tumino che sta costruendo nello spicchio di terra di fronte a quel mostro dietro viale Tenente Lena; c’è il posto di consulente alla Regione sotto Totò Cuffaro, mai raccontato, mai esibito. Non era opportuno narrare che aveva ampiamente goduto (qualche anno addietro, quando era stato eletto alla Provincia, Leontini gli regalò un rinforzino allo stipendio) delle magnifiche opportunità offerte da Palazzo D’Orleans, che chissà se gli faranno punteggio per la carriera. La sinistra ragusana, arrabbiata, delusa, amareggiata, c’è ancora, ed ha seminato bene pur lavorando in un’atmosfera malata e corrotta. Si riparte da qui, senza contorcimenti dell’anima; questi piaceri lasciamoli al grande animale politico che sbaverà vedendo a terra Innocenzo Leontini. La sinistra gode della vita del prossimo, la vuole più bella per tutti, anche per i ragusani che ne hanno tanto bisogno.

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