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03/11/2012 -

Economia e Finanza/Pubblica Utilità/

Costi conti corrente insostenibili La Cna di Vittoria chiede sostegno agli istituti di credito

“Quanto costa, in media un conto corrente? Una domanda banale, così banale che spesso non si prende neppure in considerazione. In media, circa 246 euro all’anno, il costo più alto in Europa. Le vere sorprese arrivano, però, quando la gestione del conto esce dall’ordinario e per le nostre imprese, attualmente, avviene sempre più spesso”. Ad evidenziarlo il presidente Cna Vittoria, Giuseppe Santocono, assieme al responsabile organizzativo, Giorgio Stracquadanio, che chiariscono come il tutto dipenda dalle commissioni che le banche applicano sulla operatività anomala. “Ad esempio, andare in rosso anche di un solo euro in assenza di fido – affermano Santocono e Stracquadanio – può portare per il correntista ad un vero salasso sotto forma di variegate commissioni sullo sconfino. Basti pensare che la Commissione di massimo scoperto poteva essere applicata senza alcuna parametrizzazione rispetto agli effettivi importi e giorni di utilizzo dello scoperto sul conto corrente. Con uno scoperto per 6 giorni pari a 10 euro e per 1 giorno per 1.000 euro, ad esempio, le banche applicavano la commissione sul massimo importo per l’intera durata dello scoperto, cioè 1.000 euro per una settimana. Nel 2007 il Decreto Bersani sulle liberalizzazioni aveva cancellato la Commissione di massimo scoperto, ma gli istituti di credito si sono subito attivati introducendo dalla porta di servizio una serie di variegate commissioni dai nomi esotici e delicati: quali la Commissione mancanza fondi o Commissione disponibilità immediata fondi” – spiega la Cna. Santocono e Stracquadanio chiariscono, inoltre, che “nel marzo scorso, all’interno del decreto sulle semplificazioni del Governo Monti, c’era una norma che prevedeva di eliminare definitivamente questo balzello. La reazione dell’Abi (Associazione bancaria italiana) “è stata rabbiosa, sono state minacciate le dimissioni in massa dell’esecutivo. Il risultato? Marcia indietro, tutto è rimasto com’è. La ragione? La Dif è molto redditizia per gli istituti di credito e servirà, insieme con gli aiuti dello Stato e della Bce, a ripianare i buchi fatti”.

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