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08/11/2012 -

Economia e Finanza/

Monitoraggio aliquote Imu degli opifici nei Comuni iblei

Le parole in una direzione, i fatti in un’altra. Il riferimento è all’Imu per le imprese. E’ quanto sostengono il presidente provinciale Giuseppe Massari e il segretario provinciale Giovanni Brancati dopo avere preso atto che non ha sortito effetto la proposta inoltrata dalla Cna a tutti i Comuni di non considerare, ai fini della tassazione Imu, gli immobili in cui si effettua attività produttiva alla stregua delle seconde case. “Nel senso che – dice il presidente Massari – eccezion fatta per il Comune di Acate, dove l’aliquota stabilita dal Consiglio comunale è stata del 4,6 per mille, tutti gli altri enti locali territoriali hanno finito per non ridurre l’Imu per gli immobili produttivi, andando così ad incidere fortemente sull’attività di piccole e medie imprese già stremate da una pressione fiscale ai massimi livelli. Denunciamo, dunque, un andazzo che connota di ipocrisia i comportamenti degli amministratori. Tutti a parole – scrive la Cna – intendono sostenere le piccole e medie imprese ma i segnali che arrivano vanno in una direzione completamente opposta”. Il segretario Brancati aggiunge: “Nella migliore delle ipotesi, in alcuni Comuni (Ispica, Modica, Monterosso Almo, Ragusa e Scicli) l’aliquota è rimasta al 7,6 per mille. Senza alcun ribasso, ed in qualche caso solo perché i Consigli comunali hanno opportunamente sovvertito quanto proposto da sindaci e commissari. Ma ci sono anche Comuni in cui l’Imu è stata rialzata sino al 9,6 per mille (Chiaramonte Gulfi, Giarratana, Pozzallo, Santa Croce Camerina e Vittoria). Si tratta di decisioni pesantissime. Ecco ancora una volta dimostrato – dice Brancati – che, proprio quando le piccole e medie imprese cercavano fatti concreti, questi ultimi sono venuti a mancare”.

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