La presenza di ammoniaca nell’acqua è sessanta volte superiore rispetto ai parametri normali. E così il prezioso liquido della sorgente “Oro Scribano”, da oltre due anni, non può essere utilizzato per usi potabili. Anzi, rischia di inquinare pure l’affluente nel quale viene gettata l’acqua, ossia il Ciaramite. Come confermano i dati dell’Arpa, in ogni litro d’acqua si riscontrano 30 mg di ammoniaca: un numero esorbitante. L’ammoniaca, ormai ci sono pochi dubbi, proviene da qualche allevamento, in particolare da qualche concimaia della zona. Si trova, infatti, in scarichi di tipo organico. Già un paio d’anni fa, la dirigente dell’Arpa, Lucia Antoci, aveva lanciato l’allarme, spiegando che se non si individua la fonte d’inquinamento e non si prendono seri provvedimenti, la sorgente rischia di non essere più utilizzabile. Ad oggi, quell’acqua non viene utilizzata, ma il Ciaramite, dove va a finire, non essendo canalizzata nella rete idrica, ne sta risentendo molto, facendo registrare tracce di inquinamento. Valori nella norma, invece, per la vicina sorgente Misericordia, che viene tenuta sempre sotto controllo. Ma il rischio che la situazione peggiori, comunque, non è escluso, anche in considerazione del fatto che non ci sono state abbondanti piogge che, per effetto del dilavamento, potrebbero portare eventuali sostanze “intrappolate” nel terreno proprio nelle falde.
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