Cronaca di un’emergenza annunciata. Alcuni quartieri della città senz’acqua perchè da qualche giorno due pozzi dell’alveo dell’Irminio, il B e il B1 sono chiusi. Le analisi di domenica mostrano una presenza di ammoniaca più o meno doppia rispetto al consentito: quasi un milligrammo per litro. Il limite massimo è di 0,5. Pozzi bloccati e rubinetti a secco nella parte altai. E ieri mattina il procuratore capo della Repubblica, Carmelo Petralia, ha ricevuto una denuncia per l’inquinamento delle sorgenti e del torrente in cui l’acqua viene versata, ossia il Ciaramite. Domenica mattina, infatti, è stata accertata una moria di trote lungo il torrente nella cava della Misericordia. Petralia ha incontrato i responsabili dell’Arpa, dei Nas e dell’Asp per fare il punto della situazione. Entro questa mattina avrà una relazione dettagliata. Le autobotti del Comune, intanto, hanno iniziato la spola tra le abitazioni di quei cittadini rimasti senza il prezioso liquido. Dal canto suo, il commissario Margherita Rizza ha convocato, per questa mattina, un incontro con i tecnici comunali. C’è l’intenzione di procedere con la “somma urgenza” per trovare soluzioni al problema. Ma la situazione è gravissima, e da due anni l’Arpa ed altri enti lo ripetono. Il problema non riguarda più soltanto le due sorgenti Oro Scribano e Misercordia, la cui acqua si “perde”, perchè non immessa in rete, dal 2010. L’inquinamento si è però “allargato”, fino al fiume Irminio, tanto da intaccare i pozzi. Ovviamente la concentrazione di ammoniaca è maggiore, si registrano dati fino al 30 milligrammi al litro, nella Oro Scribano. E’ inferiore (domenica era 7 grammi al litro) alla Misericordia. Ma i dati sono enormemente al di fuori della norma, e le tracce del “passaggio” di questa scia di inquinamento non lasciano ben sperare. E’ stata fatta, oltre un anno fa, una campagna di controlli nelle aziende sullo smaltimento dei liquami organici, che poi rilasciano l’ammoniaca nel terreno. Diverse le aziende risultate non in regola. La questione centrale, però, sta proprio nella produzione enorme di liquami animali che, in altre regioni, producono anche ricchezza, con la trasformazione in biogas. Qui, invece, non si riesce a trovare una soluzione, per la mancanza di una pianificazione territoriale. E alla fine, la natura, presenta “il conto”.
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