Un milione di euro e vent’anni di lavoro “buttati”. Se nulla cambierà, davvero il Piano particolareggiato passerà alla storia come uno strumento inutile. E magari col tempo si capirà se nei passaggi dell’iter per l’approvazione definitiva siamo stati commessi errori. Ma per far sì che quel piano, nei fatti “azzoppato” dall’indiscriminato via libero alle costruzioni che hanno saturato le aree finora verdi della città, diventi davvero operativo, si sta muovendo un gruppo “trasversale”. Conferenza stampa, ieri mattina, al “Feliciano Rossitto” con l’onorevole Giorgio Chessari, il “padre” della legge su Ibla. Insieme a lui l’avvocato Gaetano Barone, diversi consiglieri comunali, da Peppe Calabrese del Pd a Titì La Rosa del gruppo di Territorio. E c’era anche l’ex sindaco Nello Dipasquale. Il piano, com’è noto, è stato definitivamente approvato dalla Regione, ma non sono stati presi in considerazioni gli emendamenti apportati dal consiglio comunale. Il problema principale rimane quello dell’impossibilità ad unire insieme due corpi di fabbrica, due casette per intenderci, per realizzare un edificio che risponda alle esigenze di una famiglia. Un piano ingessato che nei fatti non servirebbe a nulla. Che fare allora? La strada apparsa più probabile è quella di un ricorso al Tar per chiedere che le indicazioni chiare del territorio, ossia gli emendamenti del consiglio comunale che prevedeva possibilità di ristrutturazione, rispettose del contesto ma allo stesso tempo tendenti a rendere gli edifici appetibili per chi vuole vivere in centro, vengano “calati” nel piano. Un ricorso che dovrebbe partire dall’ente pubblico, dal Comune, con una chiara indicazione del consiglio comunale, ma supportato anche da tanti cittadini. Per questo l’avvocato Barone si è messo a disposizione per occuparsi delle vicende legali, invitando i colleghi a supportare quei cittadini che volessero unirsi al ricorso. L’altra strada da percorrere, anche se l’una non esclude l’altra, è quella della riformulazione delle norme in materia, quindi con un intervento alla Regione. E’ stato Nello Dipasquale, oggi deputato all’Ars, a proporlo, spiegando che in questo modo si potrebbero inserire i piani di edilizia popolare anche in centro. In sala qualcuno gli ha però ricordato che si potevano fare anche prima, senza bisogno di dare il via libera alla cementificazione di altre aree.