Ci vorrebbe l’estro dell’assessore regionale Zichichi che – non dimentichiamoci – è cittadino onorario di Ragusa, per cavare un po’di entusiasmo dall’avvilimento di questi tempi. Potrebbe raccontarci che l’acqua inquinata ci fa bene perché l’ammoniaca è composta da idrogeno e azoto che scekerati a dovere fanno l’atomica, e quindi potremmo sbattercene del Muos – superato -. Senza dire che sparando ai fratelli musulmani un po’ di urina di vacca ragusana – sì, niente di paranormale, è semplice pipì quella che si è infiltrata nei nostri pozzi – si metterebbero in fuga le teste calde della quarta sponda evitando l’avanzata islamica nel Mediterraneo. Ci siamo vicini: questa è scienza. In linea con la demenzialità al potere anche al comune di Ragusa si danno da fare per affrontare l’emergenza idrica. La signora commissaria, degnissimo prolungamento dell’onorevole trombetta, anzi megafono, ha chiamato a palazzo l’uomo del monte: il consulente delle acque dell’ex sindaco, Paolo Roccuzzo, farmacista, per la serie con Aspro tutto passa. C’è anche la cura alternativa, galenica, miscelata dal farmacista nel retrobottega: bicarbonato di sodio, acido tartarico, acido malico, tutto in bustina, e via con l’effervescenza: spunta l’idrolitina e il piscio annega nelle bollicine. La natura prima o poi chiede il conto e a Ragusa è suonato il gong. Chi si doveva chiedere come mantenere l’armonia tra i 120 mila abitanti – fra Ragusa e Modica – e i 75 mila capi di bestiame che vivono in questo piccolo territorio? O gli mettevamo il tappo negli orifizi o si meditava sulla zootecnia intensiva e il rapporto altopiano-uomo. Hanno preferito lavorare d’affare, di inganno e di illusione: agricoltura di “qualità”, turismo di eccellenza (peccato poi che gli alberghi abbiano gli sbocchi delle fogne a mare), artigianato tutto proiettato nella dimensione del sogno brianzolo rivelatosi un imminente fallimento. Appena è spuntata una prudente e dovuta riflessione pianificatoria, il piano paesaggistico, sono diventati – i politici dello sviluppo – isterici come le scimmie. Per capire che l’equilibrio tra città e campagna si è rotto, basta andare in Via Rumor a Ragusa. Si è colti da terrore e impotenza. E’lo sterminio del suolo, non è urbanizzazione. I corpi morti non si dilatano; se la città è morente la rianimazione deve avvenire nel cuore malato: non c’è respirazione extracorporea che regga. La cementificazione della periferia non è una dilatazione urbana, è un ammasso rurale di lusso, e la civiltà rurale è chiusa, sospettosa, refrattaria allo scambio di esperienze, insomma non è città. Dovevamo stringerci nella città, affastellarci ulteriormente, vivere dentro una conca urbana dove la differenza e il rispetto con la contigua campagna sono netti. L’intramontabilità di realtà urbane toscane o umbre, ancora ricche, ancora valide, è la linea esatta del fuori porta. Cosa rimane di Ragusa oltre la sua morte certificata dall’assenza di acqua? Ci saranno le inchieste, si scoprirà con ritardo che per due anni Nello Dipasquale se n’è strafottuto, e che nessuno ha voluto disturbare i massari per controllare le vasche e i letamai. Sappiamo di un controllo – c’era l’ex sindaco, ora onorevole, al comando – in una azienda “sospetta” per verificare la tenuta di un letamaio attraverso dei traccianti che colorano l’acqua. Arrivano i comunali, i vigili, i tecnici. Il massaro, furbo, chiede una firma da parte del Comune “nel caso di problemi” prima di autorizzare la prova. Panico, telefonate a Palazzo, imbarazzo, finisce che quelli del Comune se ne vanno e non si fa nulla. Dopo due anni era prevedibile che l’Irminio dove le schifezze delle sorgenti venivano scaricate non contenesse più l’inquinamento e così i pozzi sono saltati. Quale sarà la reazione dopo la consapevolezza di essere stati annientati dall’ignoranza, dal brodo di coltura delle cricche e degli interessi privati, che ci ha trasformato in un gioiello di piccola organizzazione sociale paramafiosa? Di certo il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle avrà una marcia in più degli altri, alimenterà e catturerà la rabbia e, sicuramente, non sarà invischiato in lobby alcuna. L’ambiente comunque sarà al centro della campagna elettorale e i cittadini – elettori – spettri della città morta lo vivranno come l’elemento dirimente di scelta politica e vitale. E’ evidente che in questa ottica posturbana, candidati come Ciccio Barone e Sonia Migliore – i primi che già sappiamo in lizza per non parlare di Giovanni Cosentini, sembrano appartenere alla preistoria, con le loro associazioni, i loro giovani, e il “parco” progetti: chincaglieria da rigattieri, attrezzatura da spettacolo. Concludiamo con l’ultima notizia della città dolente: si sono fregati i mascheroni della fontana di piazza Fonti. Si rubano i pezzi della Ragusa cadente, figlia della Ragusa grande di nuovo: dicono siano stati barbari, dell’est. Avviso ai sopravvissuti, autobotti in arrivo: agua viva.
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