C’era una volta il treno dei lavoratori del petrolchimico di Gela. I pendolari che lo usavano erano i ragusani che partivano la mattina presto, per recarsi a Gela, e i gelesi che facevano altrettanto, per recarsi nel polo chimico di Ragusa. I vagoni si riempivano a tappo. Non uno dei sessantaquattro posti a sedere, i più ambìti, restava vuoto. E anche gli altri 36, posti in piedi, venivano occupati tutti. Era un’altra epoca, un tempo in cui cento pendolari, ogni giorno, viaggiavano lungo la linea ferroviaria Gela-Siracusa per andare a lavorare nel polo chimico nisseno o nel polo chimico ibleo. Il taglio alla coppia di treni che serve il collegamento Gela-Modica e che entrerà in vigore dal prossimo 15 marzo, è come un colpo di spugna che cancella anche la storia dell’industria chimica della provincia iblea e di quella nissena. Quindici anni fa, quei treni erano pieni perchè il petrolchimico andava ancora bene. Adesso i pendolari che frequentano la linea sono pochi; il profilo degli utenti è cambiato. Oltre ai lavoratori, vi sono viaggiatori che per motivi personali devono spostarsi dal capoluogo ibleo a Gela, o da Gela a Ragusa, e che scelgono di usare il treno, l’unico mezzo pubblico rimasto: gli autobus dell’Ast non ci sono più.
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