Spuntano a poco a poco come le lumachine dopo la pioggia, i candidati a sindaco della città di Ragusa. In verità Ciccio Barone si era da tempo appalesato in tutta la sua energia, e in questa sua nuova veste di pentito rabbioso – pare abbia capito tutte le malefatte del governo Dipasquale a cui ha partecipato, epperò il travaglio della resurrezione, assai più stupefacente della conversione, impone uno sguardo benigno prima del giudizio politico – da mesi si affanna a cercare documenti e prove della cattiva gestione del Palazzo che ha alimentato la cricca e impoverito la comunità. Si muove come un disperato che ha scoperto la verità e rischia – ed è naturale – di essere preso per matto o per ipocrita quando denuncia il bilancio falso costruito in estate per dare ancora un po’ di fiato all’immagine dell’ex sindaco virtuoso che, dopo la brillante operazione Ragusa, andata ottimamente in porto (con qualche piccolo danno collaterale – morte del centro storico, acqua inquinata, devastazione urbana, annebbiamento libere coscienze, pratiche clientelari…) lasciava la città per salvare la Sicilia. Ebbene Ciccio Barone oggi ha capito di essere stato usato dall’onorevole come un pupazzo e vuole scuotersi da dosso l’imbarazzo di una appartenenza che gli procura fastidio e vergogna. E’ talmente totalizzante questa ricerca – sincera di catarsi da far dimenticare all’ex assessore persino il nucleo originario della sua prima vita. Quando gli si ricorda, a Barone, di provenire e tuttora partecipare alla destra (Forza Italia, Pid) emette un suono stridulo e il grazioso involucro corporeo che ricopre quel che solo sente – la sua anima – pare accartocciarsi e sgretolarsi; l’uomo nuovo è altro, non ha passato, è solo Ciccio, l’amico di tutti. Ormai il processo di liberazione è giunto alla fase finale, il corpo è stato abbandonato e l’uomo nuovo appare con le sole Idee. Si chiamerà appunto Idee per Ragusa la lista civica, e il pensiero si offre positivo: “Ragusa vivace e dinamica che si poggia su un tessuto sociale sano, robusto e reattivo”. Forse è presto per gridare al miracolo e alla rinascita: ancora, nelle parole, c’è traccia delle antiche cazzate del vecchio padrone.
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