Legambiente interviene su uno dei tanti problemi lasciatici in eredità dall’amministrazione Dipasquale, il cosiddetto Lodo Torrieri (una interpretazione data dal dirigente all’urbanistica dell’ex sindaco riguardo la possibilità di costruire in terreni agricoli). Scrive Legambiente: “Apprendiamo dalla stampa che il responsabile del settore edilizia privata del comune di Ragusa, per superare il blocco delle concessioni relative a fabbricati residenziali in zona agricola dovuto ai pareri dell’avvocatura comunale e alle inchieste della magistratura, si appresta a chiedere al consiglio comunale una interpretazione autentica delle norme tecniche di attuazione del Prg. Il consiglio comunale che dovrà esprimere un parere – scrive Legambiente – dovrà tenere però conto che non potrà dare interpretazioni originali ma dovrà attenersi alle norme e alla giurisprudenza esistenti. In primo luogo alle norme del piano paesaggistico non derogabili, prevalenti, aplicabili in attesa di adeguamenti urbanistici e vincolanti. Quindi bisogna rispettare – ricorda Legambiente – quanto affermato dall’art. 42 del Piano Paesaggistico per il quale le costruzioni in zona agricola devono essere esclusivamente finalizzate alla conduzione agricola del fondo con preventiva asseverazione da parte dell’Ispettorato Agrario o altro ente preposto. In secondo luogo – ricorda Legambiente – bisogna riferirsi alla corrente giurisprudenza sia del Consiglio di Stato, che del Tar e da ultima della Corte di Cassazione che ribadiscono che in zona agricola è vietato la realizzazione di costruzioni a scopo abitativo residenziale ai non agricoltori. Ancora più stringente la sentenza del Consiglio di Stato del 9/3/2012 secondo la quale tutti gli interventi e le attività che si ritengono realizzabili in zona agricola restano comunque funzionali ad un’attività tipicamente agricola o alle altre attività alla stessa intimamente connesse con esclusione, quindi, di tutto ciò che è riferibile ad altre zone individuate in sede di pianificazione del territorio comunale. Addirittura, – spiega Legambiente – la Corte di Cassazione con sentenza n. 1013/2012 dice che non basta il mero dato formale, l’essere imprenditore agricolo, per potere edificare in zona agricola, ma deve esserci una oggettiva correlazione tra immobile realizzato e conduzione del fondo. Devono cioè essere valutate le caratteristiche costruttive dell’immobile, il collegamento con le attività agricole e le coltivazioni in atto prima di rilasciare le concessioni edilizie. Ne consegue – scrive Legambiente – che l’unica presa d’atto che il consiglio comunale di Ragusa potrà fare è quella di prendere atto del parere dell’avvocatura comunale che coincide con quanto da tempo afferma Legambiente, e cioè che in zona agricola può costruire fabbricati residenziali solo l’agricoltore che dimostri oggettivamente di praticare l’attività agricola. Tra l’altro il consiglio comunale non essendo un organo tecnico, ma solo un organo politico, non può entrare nel merito dell’interpretazione giuridica, – sostiene Legambiente – per le quali il comune deve avvalersi dei propri uffici, visto che possiede al suo interno competenze specifiche. Ogni altra forzatura della procedura da parte del consiglio comunale con l’espressione di una interpretazione che permetta a tutti di costruire in zona agricola, che riteniamo illegittima, vedrà la ferma opposizione di Legambiente, – annuncia la associazione ambientalista – per evitare una ulteriore scandalosa colata di cemento sulle nostre campagne a pochi mesi dall’elezione del nuovo consiglio comunale e con un iter di revisione del PRG già iniziato. Colata di cemento che, ribadiamo, influisce negativamente anche sul sistema di circolazione idrica del nostro territorio. Sarebbe saggio ed anche opportuno – conclude Legambiente – aspettare la conclusione delle inchieste della magistratura proprio sulle costruzioni in zona agricola. Non si vede infatti il motivo di tutta questa fretta da parte del dirigente del settore edilizia privata”.
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