Via libera, coi voti di una risicata maggioranza, all’atto di indirizzo che avvalora la tesi dell’ingegnere capo Michele Scarpulla sulle costruzioni in zona agricola, ossia che può costruire chiunque e non solo l’agricoltore. E ciò nonostante le forti opposizioni e le inchieste giudiziarie a quanto si sa ancora pendenti proprio per questo tipo di costruzioni. Il sì è arrivato venerdì pomeriggio, quando bastavano dodici voti. Giovedì sera, infatti, al momento del voto, l’opposizione (Idv, Città, Pd), era uscita dall’aula facendo mancare il numero legale. La seduta era stata particolarmente animata. Salvatore Martorana della Italia dei Valori aveva tuonato contro le possibili nuove colate di cemento in campagna, mentre i consiglieri del Movimento Città, gli avvocati Enrico Platania e Maria Grazia Criscione, avevano affrontato la questione dal punto di vista tecnico. In particolar modo Platania, il quale, rivolgendosi a Scarpulla, aveva detto: “Qual è il senso di questo atto? Cosa c’entriamo noi consiglieri comunali? Se lei è convinto di questa interpretazione, allora la applichi, rilasci le concessioni. Non spetta a noi consiglieri intervenire”. Martorana aveva sollevato una pregiudiziale, chiedendo che venisse ascoltato l’avvocato Sergio Boncoraglio, il cui parere sulle costruzioni in zona agricola è divergente da quello che l’ingegnere Scarpulla ha presentato al consiglio. Diversi consiglieri si erano uniti alla richiesta di Martorana, anche Rocco Bitetti. Il fronte del “sì”, però, ha bocciato questa richiesta di fare chiarezza. Perchè? Non è stato chiarito. Tuttavia, dalle trascrizioni della seconda commissione riunitasi il 9 aprile, emerge che Boncoraglio era stato in disaccordo con Scarpulla. Aveva spiegato che negli anni era cambiato l’orientamento sulla tutela delle aree agricole, con norme più restrittive. Scarpulla aveva citato un decreto ministeriale di poco meno di mezzo secolo fa, e Boncoraglio aveva risposto che era stato “superato” e che le norme regionali e diverse sentenze del Tar sarebbero da intendere in maniera più restrittiva. Al momento del voto, come detto, la mancanza del numero legale aveva fatto saltare l’approvazione. L’ingegnere Maurizio Tumino, consigliere del Pdl, aveva provato a contattare i colleghi per cercare, alla ripresa della seduta, dopo un’ora, di avere i numeri per approvare l’atto. Elenco e penna in mano, però, la “chiamata” non ha dato frutti. Venerdì, però, ce l’hanno fatta.