Secondo l’accusa avrebbero fatto minacciare di morte la nipote, figlia di un loro fratello, Vincenzo Latino, ritenuto boss della Stidda di Vittoria, detenuto in regime di 41 bis, perchè non aveva preso le distanze dal marito che si era pentito. Minacce anche per la madre della donna, che aveva “disonorato” il clan ospitando la figlia a casa sua. È questa l’accusa che viene contestata ai fratelli Giovanni e Gaetano Latino, 50 e 42 anni, arrestati a Roma da agenti delle squadre mobili delle Questure di Ragusa e della Capitale. Assieme a loro sono stati arrestati anche altri due esponenti della Stidda di Vittoria, Marco Giordanella, 33 anni, e Innocenzo Di Giovanni, 30, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dal Gip di Catania. Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla Dda della Procura etnea, c’è la collaborazione con la giustizia di Giuseppe Doilo, genero del boss Vincenzo Latino, reggente del clan mafioso della Stidda di Vittoria, avviata il 23 gennaio del 2012. Le “rappresaglie” della cosca arrivano subito con l’incendio dell’auto del padre del neopentito. Dopo un anno la moglie di Doilo, e figlia del boss Latino, torna a Vittoria, rinunciando al programma di protezione. La madre, moglie del capomafia, la ospita a casa sua. Due azioni che sono ritenute uno “sgarro” alla Stidda che la “famiglia” Latino giudica un “gravissimo affronto” per il gruppo criminale, che fa partire le rappresaglie con insulti e minacce di morte per le due donne. Madre e figlia hanno lasciato adesso Vittoria e sono entrate nel programma di protezione.