I sindacati prevedono uno scenario apocalittico nel futuro del settore delle attività estrattive, petrolio e gas e concessioni minerarie della provincia iblea. Secondo Cgil, Cisl e Uil, questo comparto industriale potrebbe sparire con “una fuga di massa”, effetto della politica dell’austerity decisa dalla Regione siciliana. Infatti, il documento economico finanziario, il cosidetto Def approvato in questi giorni dall’Assemblea regionale siciliana, ha inserito tre misure che a detta dei sindacati, faranno scappare a gambe levate le società impegnate nelle attività estrattive. Il Def prevede il raddoppio delle royalties per la produzione di idrocarburi nell’isola e cancella il bonus fiscale per la quota iniziale di estrazione. Il Def colpisce anche l’industria di acque minerali visto che è stato introdotto l’aumento del canone di estrazione e produzione delle acque minerali. “Fuggiranno le grandi e piccole compagnie titolari delle concessioni minerarie per la coltivazione dei pozzi di greggio e gas in territorio siciliano – scrivono i sindacati in una lettera inviata al Commissario dello Stato – e subiranno, anche, un inevitabile stop le produzioni delle società di estrazione e imbottigliamento acque minerali. Lo scenario occupazionale, in prospettiva, sarà catastrofico con una perdita di alcune migliaia di posti di lavoro”. I sindacati bollano il provvedimento come “una disposizione politica inammissibile oltre ogni ragionevole modo”. “Le società interessate hanno già annunciato il loro disimpegno – scrivono Uil, Cgil e Cisl – perché con il raddoppio delle royalties per la produzione di idrocarburi, che passerebbero dal 10 al 20 per cento e l’eliminazione della franchigia o bonus fiscale, la pressione fiscale per le società di estrazione e produzione in concessione subirà un balzo del 140%”.