Riceviamo e pubblichiamo una nota dell’on. Francesco Aiello sulla crisi economica.
Da molti mesi abbiamo posto il tema delle conseguenze della crisi sulle famiglie e sul tessuto sociale della Città di Vittoria. In tanti modi abbiamo evidenziato gli indicatori di una caduta implosiva dell’economia e del reddito, a partire dalle aziende agricole, che a migliaia sono state travolte dalle scelte globalizzanti dei governi di Roma e di Bruxelles. La crisi delle campagne si è manifestata duramente, come mai era accaduto nell’arco del Novecento. Una crisi devastante che deriva dalla apertura indiscriminata e feroce dei mercati italiani alla concorrenza straniera ed extraeuropea, che ha scatenato una reazione a catena in tutta la società e la scomparsa di migliaia di aziende artigiane e commerciali legate a filo doppio al benessere di una agricoltura trasformata, che ha sostenuto per 50 anni il territorio ibleo e di altre realtà della Sicilia. La serricultura in Sicilia da(va) lavoro, diretto o indiretto, a 80 mila persone. Vittoria è stata la capofila di questo sviluppo e ha conosciuto fasi di crescita straordinaria, nella economia e nella società. Conosciuta in tutto il Paese per la forza e l’eccellenza delle sue produzioni, si connotava anche per avere dato vita a servizi sociali avanzati e a un decente funzionamento del suo sistema burocratico. La crisi delle campagne è da anni diventata devastante. Migliaia di famiglie sono recesse nell’indigenza e tutto questo non solo non è stato adeguatamente percepito ma è stato persino ignorato o, addirittura, esaltato come mutamento positivo. Fallimenti e miseria sono stati sotto gli occhi di tutti. Ma, scomparsi i servizi sociali di un tempo, nulla è rimasto che potesse rimpiazzarli o sostituirli in un quadro evolutivo sempre più drammatico. I meccanismi di Fisco usuraio, della Serit e degli Enti impositori, le ristrettezze brutali del sistema bancario hanno poi fatto il resto, esasperando il vivere quotidiano delle persone, mettendo in forse sicurezze ancestrali, la solidità di tante famiglie, la certezza della casa, del lavoro, del diritto alla salute, dei farmaci. Ma rare volte l’informazione ha informato su questi fenomeni, sulla crisi delle famiglie, sulle cause del disagio, sui possibili interventi per fare fronte. Si sentiva nella aria che ancora una volta qualcosa poteva accadere, che già in passato altri poveretti si erano dati fuoco a Vittoria per l’asprezza del loro vivere, inseguiti da banche e da Serit. Quindici giorni fa viene discussa in Consiglio comunale una mozione di Azione Democratica (Mdt), largamente condivisa dalle forze politiche di opposizione. Il titolo era significativo: “Mozione sulla povertà a Vittoria. Iniziative da assumere”. In aula nessun giornalista del Comune. Si discute sul modo di organizzare le energie della Città, sui problemi del cibo che manca, dei farmaci che non si possono comprare, della gente che perde la casa per insolvenze, debiti, sfratti. Bene, in quella circostanza il Pd esce dall’aula, abbandona i lavori, scappa. Solo 3 votano la mozione, ma sono le opposizioni, compatte, a sostenerla. La vicenda già introduce all’anomalia vittoriese, ma è rilevante sotto un altro profilo. La stampa iblea, a larghissima maggioranza, ha ignorato totalmente la Mozione. Come fa da tempo, programmaticamente. Il Sistema si chiude a riccio. La Città non sa, non deve sapere cosa accade a Vittoria, cosa si può fare per la gente che cade indietro. E soprattutto si ignora quello che viene dall’opposizione. Le cicale del sistema non parlano, non raccontano. Sono nel Palazzo coi loro favori e i loro contratti. Questa informazione avrebbe potuto essere utile anche per Guarascio. Ma forse a Vittoria i club “Amici delle case altrui” sono a tal punto forti da condizionare l’informazione e di fare intendere che a Vittoria la povertà non esiste. E a umma a umma loro le case della povera gente se le acquistano. E pretendono pure di cacciare i vecchi proprietari subito, senza più remore, in mezzo alla strada. Forse è per questo motivo che quella Mozione sui poveri che perdono la casa non ha trovato uno spazio, anche minimo, di informazione. A parte le doverose eccezioni. Poche, per la verità, conquistate sul terreno delle relazioni personali, del favore. Un poco di attenzione giornalistica, per carità. Allora diremo, per chiudere, che la signora Furnaro Maria dorme da due anni nella sede politica di Azione Democratica, e da due anni attende dal Comune un monolocale dove vivere la sua vita. Niente da fare. Lei non esiste. Non fa notizia. E l’Amministrazione la ignora. Come ha voluto ignorare la Mozione sulla Povertà. Come forse si è sentito ignorato il Sig. Guarascio. Forse nel nome di Maria Furnaro ora qualcosa dovrà essere fatta e nel nome di Liguori e Fernandez, già suicidi col fuoco, e di Guarascio che lotta tra la vita e la morte. Nella sede di AD i quadri di Gramsci, Togliatti e Di Vittorio, campeggiano sulle pareti, a segnare un tempo che non è più. Di fronte si guardano con i quadri di Padre Pio e della Madonna, che Maria Furnaro vi ha istallato. Lì, in una sezione del vecchio Pci, che ancora non è stata riconosciuta ai nuovi proprietari. Uno strano miscuglio, una strana situazione in tempi assai strani. Ma sino a quando? Sig. Sindaco, una festa in meno e un monolocale in più per Maria Furnaro. Faccia presto, perché Maria è fragile, non regge, ha la polmonite, è sola. E mi fa strani discorsi.
Francesco Aiello
Consigliere comunale
Presidente di Azione Democratica