C’è qualcosa di straordinario in questo risultato, si chiama verità, e di solito la verità non va d’accordo con la politica che è mediazione logorante per tenere uniti pezzi di realtà. Stavolta il groviglio era talmente strozzante da imporre lo strappo netto, la vita. Il patto Cosentini – Pd, l’incontro tra Nello Dipasquale e Calabrese – dire inciucio è poco e l’appiccicoso termine che costringe la bocca a succhiare e assaporare se stessa ci offre persino un minimo di piacere, seppur volgare, mentre il patto era ed è umiliante e quindi asciutto, secco, desolante, – si è frantumato, il patto, come un gingillo. Il Pd è uscito devastato da questa intesa, e Cosentini si è ritrovato nella sua storica dimensione di sconfitto, di gregario. La questione, per entrambi, non è quanto, come o se siano stati presi in giro da Dipasquale che una volta giunto al traguardo della onorevolezza di certo non giudica vitale il successo dell’ex suo vice, ma il grado di complicità e di ottusità raggiunto dal Pd. Il partito democratico ha preferito appiattirsi nella probabilità di un governo che offriva come garanzia di buona condotta affarismo, spirito di cricca, sottocultura, provincialismo, invece di rischiare puntando sul risveglio delle coscienze. Il Pd ha chiuso gli occhi, le orecchie ed il cuore e si è gettato con la bocca spalancata nel sogno delle succulenze di governo raccontandosi che alla fine non erano tanto male Dipasquale ed i suoi amici; non era male l’ex sindaco perché aveva vinto più volte e per giunta era passato a sinistra. Non parliamo più di questo passaggio perché tutti sappiamo che la qualità, il valore e la dignità delle persone si misurano con giudizi che vanno oltre ai titoli di presentazione e rimaniamo sul concetto di complicità. Come ha fatto il Pd a non sentire la nausea, lo sconcerto, l’avvilimento, la vergogna che attraversava tutta la città, tutta la sinistra? L’ha fatto dimenticando i propri valori, il proprio passato e soprattutto il dovere di pensare il futuro; ha rinunciato alla coerenza e con spregiudicatezza si è buttato con Cosentini. Il successo meritato di Platania – parleremo sì di Piccitto e di cinque stelle fra breve – dimostra che la via naturale per il Pd era confermare l’accordo di due anni fa con il movimento Città e fare di tutto per trovare l’unità della sinistra ovvero anche con Iacono. Calabrese ha preferito andare con le brache calate da Cosentini – avendo ricevuto dai “nuovi compagni” persino l’affronto della porta sbattuta in faccia ossia il no alle primarie – irrigidendosi tuttavia sulla ipotesi di rinunciare alla candidatura a favore di Platania o di Iacono. Si dirà che il settarismo della sinistra si è appalesato nella inconcludente distinzione tra Città e Partecipiamo; infatti, insieme, i due, avrebbero raggiunto il ballottaggio, ma la nostra cultura progressista e la storia dei partiti di massa ci hanno insegnato, nei decenni, che la rinuncia del dirigente a favore della candidatura dell’indipendente di prestigio o del moderato illuminista è vincente. Calabrese poteva scegliere Platania ed ha preferito Cosentini, poteva scegliere Iacono ed ha preferito Cosentini. Si è orientato, il Pd, alla peggiore offerta, in linea con quel che si è visto in Parlamento dove uomini come Prodi e Rodotà sono stati scartati per alterigia o vendetta di bande. La politica però non si fa con i se à “se il partito democratico si fosse presentato unito con gli altrià” , ma con quel che si ha, e noi abbiamo Federico Piccitto che è un giovane onesto, fresco, preparato, e fa parte del movimento di Grillo che fa tanta paura perché siamo abituati ad accontentarci del peggio perché siamo stati, finora, quello che pensava Calabrese, quelli che non osavano mai. Federico Piccitto non è inadeguato, come ci diranno tra qualche ora, è solo nuovo, pulito, e vuol fare cose contemporanee e giuste per l’ambiente, per l’urbanistica, per la parità sociale. Se l’inadeguatezza è sinonimo di onestà e di coraggio, diciamo viva l’inadeguatezza al potere, e invece di guardare le tante pagliuzze di Grillo, i suoi toni esagerati e parodossali, guardiamo la trave che ci attraversa gli occhi e l’anima e che ci ha infettato la mente. Il buono del grillismo è volere ricondurre la politica entro margini morali, e Dio solo sa quanto Ragusa abbia bisogno di tale cura. E’ un uomo di 36 anni Federico Piccitto, un bravo ingegnere elettronico che vanta un lavoro – ottenuto per merito – in una ditta americana, e speriamo che sia inadeguato al marciume, al declino, al clientelismo, alla ignoranza divenuta virtù nei terribili anni che abbiamo vissuto. Ci diranno che non si può lasciare la città nelle mani insipienti di questo ragazzo, mentre le loro mani hanno mille sapienze nel girar le cose. Non si deve avere paura dei giovani, non si deve avere paura di guardare avanti. Basta guardare il sorriso di Federico Piccitto, la sua calma, la sua moderazione innata, per accorgersi che quelli inadeguati siamo noi che ci eravamo spenti. Povero Calabrese che non si è accorto di quanto la città fosse pronta al cambiamento, povero Pd costretto nella gabbia della complicità mentre fuori, tra la polvere delle macerie, son rispuntati il sole e le stelle! Il meteo a Ragusa Martedì giornata serena. I venti soffiano da Nord Ovest con raffiche sino a 26 Km\h. Le temperature oscilleranno tra i 12 ed i 25 gradi.