Non è un miracolo, è il dolore della sinistra ragusana che sgorga da quel volto sorridente, da quel ritratto amato da tutti gli italiani, non solo da coloro che un tempo erano comunisti. In via Natatelli, angolo Via Roma, primo piano, sede del Pd, il quadro di Enrico Berlinguer si è bagnato, tanto da inondare la scrivania sottostante, quella del segretario cittadino, Calabrese, mentre questi, giovedì pomeriggio, si affannava con telefono e computer ad imporre ai suoi il “Si va avanti come se nulla fosse!”. Era sudato Calabrese in quel frangente, doveva gestire la vergogna, dopo l’annuncio che il PdL si era intruppato con Cosentini. Sapeva, Calabrese, di essere incartato; pensava cosa dire agli iscritti e agli elettori che avrebbero obiettato che qui a Ragusa non c’è alcuna emergenza per giustificare il grande inciucio. Mentre qualcuno nel chiuso della stanza gli ricordava che non si poteva tirare alla lunga con la barzelletta dell’antipolitica dato che Federico Piccitto attraverso i canali istituzionali, ossia la sindacatura, vuol mandare quelli della “mangiucchia” a casa, all’improvviso, ha sentito, Calabrese, che la testa gli si stava via via bagnando. “E che caz… Nanny, fai qualcosa!” – ha gridato al robusto ragazzo che gli sta sempre intorno – “Guarda il soffitto, cade acqua!”. Mobilitazione, militanti incuriositi che accorrono, ma le pareti eranno intatte, asciutte, anche se la scrivania continuava a riempirsi. Piangeva a dirotto Berlinguer, e solo una vecchia signora vedendo che nessuno si rendeva conto di ciò che stava avvenendo, ha compreso l’accadimento, si è accasciata su una sedia e con voce rotta dall’emozione ha sussurato: “Piange, è la questione morale, lui lo diceva sempre, ma noi non l’abbiamo seguito”. Calabrese ha subito chiuso la stanza, ed ha sgombrato il locali, ma la la notizia si è diffusa e corre di strada in strada: “La questione morale, la questione morale, compagni!”.
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