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17/06/2013 -

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COSENTINI E LO SCHELETRO DI CEMENTO, E PICCITTO E IL CIRCUITO INTEGRATO

scheletroC’era un caldo terribile in quei giorni di agosto dell’anno scorso, era verso il 15 quando Ragusa era deserta. Vedere quegli operai affannarsi sotto il sole in quel misero triangolo di terra in via Monsignor Rizzo, sembrava crudele nonostante sia noto che l’arte muratoriale vada esercitata soprattutto di estate, ma appunto il lembo residuale e striminzito stretto fra l’orrido palazzone e lo stradone induceva il passante alla curiosità. Quanta fatica! e chissà per far cosa in un posto già colpito dalla bruttezza. Ora, da mesi lo scheletro è in piedi e tutti i ragusani ci imbattiamo più volte in esso e ad ogni incontro ci si arrabbia, ci si incupisce, e non si capisce il “perché” del manufatto nato morto. Niente però più della realtà è ciò che ci distingue, e questa architettura che si trova lì con vigore sbilenco e inopportuna presenza in piena campagna elettorale fra la continuità di Cosentini ed il nuovo di Piccitto, ci offre la possibilità di pensare a come evitare gli errori del passato. Il proprietario dell’ossatura cementizia è il costruttore Tumino che da sempre è amico e sodale di Nello Dipasquale – tanto che l’ex sindaco, prima di trasferirsi nella sua casetta di campagna, per molto tempo alloggiò in un appartamentino a Punta di Mola del costruttore dove si svolsero addirittura riunioni di giunta – e questo costruttore è l’autore di quel mostruoso serpentone che si snoda nel cuore di Ragusa. Ebbene, la vecchia e tradizionale politica ragusana, di cui è campione e vanto Cosentini, ritiene che Tumino attraverso concessione e perequazione possa continuare a rovinare l’assetto urbano come se fosse il padrone indiscusso di quella via ormai sacrificata sull’altare del diritto privato. Da circa un anno da Milano a New York si è aperto un dibattito nelle istituzioni su come comportarsi con i palazzi invenduti, inoccupati, e brutti. Non è solo una questione di recupero urbano, c’è qualcosa in più. Infatti si parla di impedire la speculazione edilizia a coloro che hanno costruito male. E qui si appalesa come il sole dopo la tempesta la differenza tra i due candidati. Cosentini e il suo predecessore non sono mai stati sfiorati dalla urgenza morale di manifestare qualche obiezione al “diritto acquisito” di Tumino di ergere lo scheletro di Via Rizzo. Cosentini non può ostacolare i desideri delle corporazioni, e qualsiasi pianificazione collettiva, a meno che sia marginale ed innocua è destinata ad essere accantonata. La sinergia con i potentati della città impedisce di ripensare i criteri per valutare i costi sociali, umani, estetici, ambientali, ed economici che Ragusa ha subìto in nome dello”sviluppo” e quindi scegliere strade nuove. Questa continuità simboleggiata dallo scheletro di cemento è la negazione della contemporaneità di pensiero e di azione necessarie anche a Ragusa. Federico Piccitto è un uomo di 37 anni che si occupa di circuiti integrati, ne ha inventato qualcuno. Si tratta di meccanismi che ci permettono di parlare con il mondo, via cellulare. Ci troviamo di fronte a due proposte generazionali, da una parte lo scheletro in cemento, dall’altra il circuito integrato. Occuparsi della tenuta o della spaccatura di 5 stelle, è fuorviante. Non è un caso che qualche mese addietro tutti i partiti italiani sbottarono contro l’ambasciatore americano in Italia che con capacità sintetica descrivendo il fenomeno disse che si trattava di novità positiva in un paese lacerato dalla corruzione e dall’inerzia. L’affidabilità di Piccitto è appunto l’irruzione in politica di gente che costruisce circuiti integrati e che si pone la questione – una volta risolti a meraviglia la comunicazione ed i collegamenti telefonici ed in rete – di come far tornare le persone nella vita civica, e già questa esplosione sentimentale travolge e supera la “continuità”. La questione non è la tenuta della leadership di Grillo; la bellezza è il coinvolgimento di tanti giovani che non potevano riconoscersi nello scheletro di cemento; il loro cervello è orientato ad una nuova era perché i decenni dell’egoismo sono ormai alle nostre spalle.

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