Appello al popolo cristiano di facebook: una tregua per Peppe Calabrese. Per questa settimana gli è bastata come penitenza la trasmissione Virus su Rai 2 (godibilissima sulla rete) che lo ritrae algidamente inferocito nell’errore perseverante, chiuso dietro un occhialone enorme tipo maschera di pulcinella. Al Pd, sede centrale di via Natalelli, sventola bandiera bianca, ma dentro, i compagni cosentiniani – in mezzo a tante correnti, perché no? – elaborano strategie per evitare le dimissioni; l’ultima il direttorio: Calabrese, D’Asta, Massari. I due consiglieri comunali pare abbiano risposto all’ambasciatore della proposta – Nanny Frasca, quel giovane robusto che accompagnava il segretario – con un no, e quindi si aspetta Lupo, il segretario regionale, per capire di che morte morire. Si confondono per niente mentre basterebbe chiamare Giorgio Chessari ed Epifani, come hanno fatto gli ultimi giorni di campagna elettorale quando organizzavano la sconfitta, chiudere gli occhi e abbandonarsi dolcemente. Neanche lo scandalo sul porto li ha rianimati, ormai sono incartati, non possono più dire nulla, l’evidenza li uccide. Però Nello Dipasquale una piccola dichiarazione sul porto poteva consegnarcela, lui! il reuccio del porto, che i giorni dell’inaugurazione riceveva a bordo yacht, quello di Bosco il padrone della Tecnis, perché non poteva lasciare neppure per un attimo il timone del comando da dove dominava l’ottava meraviglia del mondo, la grande vasca da 70 milioni di euro! Ma siamo proprio sicuri che è costata 70 milioni? Pare assai! Si chiama progetto di finanza, una trovata della politica liberista quando lo Stato ha pochi piccioli: metà e metà pubblico e privato. Ma quando la cifra è enorme, sorge il dubbio che i privati riescano a fare doppio business alle spalle del pubblico e concludere l’opera facendosi bastare i soldini della parte pubblica. Poniamo il caso che con 35 milioni di euro il porto era bello e fatto. Si dovrebbero prendere tutte le fatture – anche perché l’Unione Europea ha il diritto di sapere come finiscono questi progetti – e confrontare spesa e lavori fatti per quantità e qualità e poi tirarsi i conti finali. Vi immaginate se 35 milioni di euro bastavano ed avanzavano? Allora aveva ragione Nello Dipasquale che se lo sentiva suo ‘sto porto ! Ma suo pro tempore. Ora potrebbe diventare nostro. Fuori il privato, e porto pubblico: così i danari dei ricconi con le barche entrano nelle nostre casse, quelle lasciate vuote dopo che il sindaco si è fatto onorevole. A proposito del passato che crea tanta nostalgia, ne soffrono quelli che non si rassegnano di avere il Comune a cinque stelle. Oggi un quotidiano locale ha riportato la notizia dell’evasione di 8 milioni di euro al porto, nientepopodimeno che in quarta pagina, taglio basso. Ah, com’era bella la cricca!
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