Nella cornice di Palazzo Spadaro, splendida dimora barocca nel centro di Scicli, si inaugura il 25 luglio alle 21 la mostra fotografica “Barbieri di Sicilia”, 40 scatti di Armando Rotoletti sul mondo affascinante e ormai scomparso delle antiche barberie siciliane. Le immagini presentate fanno parte di una ricerca realizzata con lungimiranza dal fotografo Armando Rotoletti vent’anni fa, scovando una per una le ultime barberie non ancora travolte dalla modernizzazione nella profonda provincia dell’isola e ricavandone un prezioso reportage che si muove a proprio agio sul confine tra fotogiornalismo e ricerca antropologica. “Nella primavera del 1991”, racconta lo stesso Rotoletti, “mi trovavo in Sicilia inviato dal magazine di un quotidiano romano per una storia di copertina da me proposta: i paesi che erano stati culla della mafia. Nella piazza di Corleone entrai in una barberia per chiedere un’informazione. Non ricordo se ebbi soddisfazione in ciò che volevo sapere, ma ricordo che ebbi come una rivelazione. Avevo davanti il luogo più autentico della socialità siciliana, dove ogni sussulto della vita del paese veniva passato al pettine fine, con sorniona noncuranza, vedendo senza vedere, dicendo senza dire. Da questa esperienza inattesa nasce l’idea, continua Rotoletti, di “fermare il tempo con la pellicola, cogliendo, prima che fosse troppo tardi, quell’impalpabile impronta culturale, quel distillato di sicilianità che io stesso, da siciliano, ben conoscevo e tenevo a documentare”. Le riprese fotografiche, realizzate in poche settimane tra il 1992 e il 1993, hanno seguito un itinerario dettato dal caso e dall’istinto, fra barberie di città e di piccoli paesi, procedendo dall’interno alla costa per tutta la Sicilia. Un mondo popolare e interclassista che rappresentava il fulcro della comunità di ogni paese, più ancora della chiesa, del corso o del circolo. Impiegando metodi affini a quelli dell’antropologia culturale, integrando gli scatti con conversazioni per comprendere più a fondo caratteri, storie e abitudini, il reportage di Rotoletti va oltre la banalità del pittoresco per cogliere le differenti personalità dei barbieri e dei loro avventori e le atmosfere gravide di umanità dei saloni da barba.