Un doveroso riconoscimento ai volontari della guardia costiera ausiliaria. A chi, la scorsa settimana, ha avuto la forza d’animo di proseguire le ricerche in mare a dieci miglia marine dalla costa seguendo l’istinto, l’esperienza di vecchi marinari e una buona dose di fortuna. Un abbraccio fraterno tra i soccorritori, Leonardo, Alessandro Lo Monaco, Biagio Dipasquale e i due pescatori dilettanti di Santa Croce Camerina, Raffaele Agnello e Giovanni Bellio, recuperati in mare dopo 8 ore. “A questi volontari va dato un giusto e meritato riconoscimento – raccontano Giovanni Bellio e Raffaele Agnello -. Ci hanno salvato la vita trovando le giuste coordinate e la direzione delle correnti marine. Per questo motivo chiederemo in maniera ufficiale al sindaco Piccitto un atto formale nei confronti di questi straordinari e valorosi volontari”. Agnello e Bellio hanno ripercorso in maniera lucida e attenta le fasi antecedenti al naufragio. “Siamo usciti in barca dal porticciolo di Punta Secca alle 8,30 per una battuta di pesca al largo insieme all’amico Giovanni – spiega Agnello -. La mia barca, un natante semicabinato in vetroresina, era stato rimesso a nuovo. Alle 12 mi sono accorto che il mio compagno di avventura, seduto su un lato della barca, era con i piedi immerso nell’acqua. Ho capito – continua Agnello – che c’era qualche anomalia. Ho cercato di azionare la pompa di sentina per fare defluire l’acqua ed il motore di emergenza. Né l’uno né l’altro mi davano segnali incoraggianti. La barca a 5 miglia dalla costa ha iniziato ad incrinarsi su un lato per il peso dell’acqua che continuava ad entrare a bordo. Ho pensato, così, di tirare fuori due giubbotti e le ciambelle. Ho azionato il numero 1530 della guardia costiera ma eravamo in una zona non coperta dal segnale. Così – continua Agnello -, ci siamo tuffati in acqua. Prima l’uno, poi l’altro. La fune di una delle ciambelle era rimasta legata allo scafo. Nel tentativo maldestro di liberarla sono finito sott’acqua per alcuni minuti”. Minuti interminabili per capire quale rotta seguire per raggiungere la terraferma. “La corrente ci spingeva in direzione Sampieri – aggiunge Agnello -. Abbiamo cercato di attirare l’attenzione con i due fischietti ancorati ai giubbotti su due imbarcazioni che sono passate ad un palmo da noi. La seconda, sicuramente, ci ha visto – ha detto ancora Agnello -, ma ha preferito proseguire come se nulla fosse. Non ho mai perso la forza d’animo cercando di guardare negli occhi il mio amico. In serata, alle 20, il rumore di una barca che si avvicinava a noi”. Ai miracoli Raffaele Agnello non crede, ma da lontano il gommone della guardia costiera ausiliaria aveva le sembianze di una barca che portasse la madonnina. “E’ stato il giorno più bello della mia vita. Eravamo salvi”.