La Consulta Femminile del Comune di Ragusa ha trasmesso una nota di riflessione sul drammatico problema della ‘violenza di genere’ al Presidente del Consiglio, Enrico Letta, al Presidente del Senato, Pietro Grasso, alla Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini e alla Ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza; questo il testo:
La Consulta Femminile del Comune di Ragusa esprime vivo apprezzamento per l’approvazione in Consiglio dei Ministri del Dl che stabilisce rigide misure contro la violenza di genere.
Tuttavia, a margine di tale provvedimento, si sottolinea che questo Organismo condivide e sostiene anche i contenuti delle proposte di legge in itinere:
- il DDL presentato dalla Sen. Puglisi (che riporta tra le firmatarie la Sen. iblea Venera Padua) e attualmente in discussione al Senato
- il DDL – AS 860 del 20 giugno – assolutamente bipartisan riguardante la formazione di una ‘Commissione bicamerale’ con ampi compiti di studio sul fenomeno
entrambi egregiamnte coerenti con le linee guida della Convenzione di Istambul, recentemente ratificata, e ai quali si correlano le riflessioni che seguono, frutto del contributo d’idee maturate con l’esperienza nel territorio.
Pur nella consapevolezza del forte impegno del Governo nell’attivazione di interventi mirati a contrastare il fenomeno della violenza di genere, si ritiene che accanto alle misure attuali e a quelle in programma si debbano prevedere azioni concrete e incisive in quegli ambiti nei quali si costruisce e si sviluppa la personalità di ciascun individuo, cioè la famiglia e la scuola.
La violenza sulle donne ha un carattere strutturale, avendo origine dalla ‘struttura di genere’ delle nostre società, dalla definizione e ridefinizione dei ruoli e dei rapporti tra i ruoli, dalla costruzione della soggettività e dell’intersoggettività, dal rapporto tra sfera privata e sfera pubblica.
Tali caratteri sono comuni a qualsiasi tipo di violenza, che si tratti cioè di violenza extra- o intrafamiliare (anche se la violenza in famiglia assume sfumature più difficili da trattare, perché maggiormente radicate nella storia personale di ciascun attore).
Ma quel che si osserva oggi è una sempre più drammatica precarietà relazionale che sembra caratterizzare in maniera pervasiva ogni contesto di vita; la complessità e la molteplicità dei fattori che agiscono sulla costruzione dell’identità di genere non facilitano l’individuazione delle variabili che ne potrebbero consentire la matura elaborazione e spesso i modelli di rapporto uomo-donna trasmessi dai diversi sistemi sociali (famiglia, scuola, lavoro, economia, media, …) si rivelano contraddittori, quando addirittura non favoriscano il perpetuarsi di anacronistici stereotipi che cristallizzano i ruoli, impedendone l’evoluzione e la crescita positiva.
La difficoltà ad evolversi in parallelo con tale complessità fa vivere male, crea disaglio a volte espresso con modalità maldefinite (insicurezza, insoddisfazione, ricerca di compensazioni, ….), altre volte agito con comportamenti aggressivi espliciti che, pur con diverse modulazioni, possono sfociare in quadri di patologia della relazione.
Si colloca in tale contesto la violenza sulla donna, che appare oggi quasi infinita e la cui escalation si connota di caratteristiche sempre più inquietanti, come il ripetersi ormai pressochè costante della dinamica omicidio-suicidio, che sembra svuotare di significato qualsiasi tipologia di intervento (meno che mai quello di recupero).
La Scuola, assieme alla famiglia, rappresenta uno dei contesti privilegiati dai quali possono essere veicolati valori e modelli culturali positivi mirati proprio allo sviluppo di consapevolezze tali da facilitare l’adozione di adeguate chiavi di lettura dei cambiamenti che hanno caratterizzato le differenze di genere.
Per raggiungere quest’obiettivo è necessario che, in una logica di prevenzione primaria, nei curricoli scolastici si vada oltre la semplice previsione dei temi interdisciplinari che trattano il genere e la parità di genere, ma che nell’elaborazione di tali curricoli si consideri il carattere di trasversalità della dimensione relazionale per tutti gli ambiti disciplinari, talchè l’educazione alla relazione (affettiva, emotiva, sociale) costituisca cornice ideale e sfondo integratore per la formazione globale della persona.
Serve un cambiamento di paradigma culturale e un ripensamento non solo dei saperi, ma principalment dei modelli relazionali, possibili solo attraverso un significativo percorso di formazione, di cui la Scuola può farsi carico perché ne ha gli strumenti (culturali e professionali), facendo da valido supporto alla Famiglia, nella prospettiva di una efficace alleanza educativa.
Emerge l’esigenza, pertanto, che ci si muova lungo alcune direttrici:
- si elaborino Indicazioni che, parallelamente a quelle in corso, prevedano già dalla Scuola dell’Infanzia dei curricoli relazionali (dall’empatia al conflitto) e in tale contesto si affermi e si consolidi il concetto che il genere è un costrutto sociale che comprende sia le donne che gli uomini
- si rendano i genitori protagonisti della formazione di se stessi e dei figli, favorendo con il massimo impegno il dialogo Scuola-Famiglia e Genitori-Figli
- si inseriscano in organico nelle Scuole di ogni ordine e grado le figure di Specialisti della relazione e Counselor che operino con sistematicità in équipe con il personale scolastico (docente e non docente)
- la dimensione dell’alterità diventi la linea guida, anche in una prospettiva di lifelong learning
- si ridefiniscano i linguaggi (compresi quelli della pubblicità), anche con un rapporto costruttivo con i media
- il valore della cittadinanza si esprima in termini di senso civico e rispetto per l’altro da trasmettere sin dalla più tenera età
In considerazione di queste riflessioni, questa Consulta Femminile chiede che le SS.LL. trasmettano alle Commissioni competenti quanto proposto, al fine di tradurle, con i necessari adattamenti e ampliamenti, in richieste di emendamenti da presentare nel contesto dei dibattiti per i provvedimenti attualmente in itinere.
Si fa appello, inoltre, all’On. Maria Chiara Carrozza, Ministro per l’Istruzione, affinchè porti all’attenzione degli Organi del MIUR ad hoc dedicati quanto evidenziato per una auspicata considerazione.
Firmato: LA PRESIDENTE C.F. Prof. Giuseppina Pavone