Fiducia in se stesso, autostima: ne è colmo il senatore Battaglia. Ed appunto questo eccesso di amore per se stesso lo ha reso via via antipatico alle masse ribaltando addirittura il giudizio di valore sulla persona le cui capacità di logica sono state messe in secondo piano, scalzate dalla irreprimibile e spontanea insofferenza che suscita nel popolo. Se potesse, Gianni Battaglia si onoreficerebbe del titolo di patrimonio dell’umanità. Lo porteremmo in giro sopra un carro dorato e con tutta l’autorevolezza corporea che dio gli ha donato, spargerebbe – da lì sopra – prestigio e potenza. La sfuriata del senatore che davanti al Prefetto si è alzato ed ha sbattuto la porta, non è solo divergenza tecnico politica con il commissario della Provincia e con il sindaco Piccitto, è l’aver sentito, ancora una volta – ed ogni volta la coltellata è più acuminata e più profonda – che i tempi son cambiati. Senatore calante è Gianni Battaglia, e non solo perché non siede più in Parlamento, ma perché quel mondo che lo ha visto trionfare non è più lo stesso e gli ordini sociali sono impazziti tanto che gli altri pezzi del potere non temono più le sue estenuanti dissertazioni, su cui lui pretendeva ammirazione. Il si salvi chi può che stiamo vivendo ha scardinato la regola del rispetto che – per Gianni Battaglia e per tutti i politici di un’epoca – era norma inviolabile. Piccitto e Scarso non hanno un euro e dovrebbero mandare a casa Battaglia e l’intero Cda del consorzio, e se ancora non l’hanno fatto – soprattutto Scarso che da ottuagenario ha resistito anch’egli al cambiamento rinviando l’applicazione della spending review che non contempla più il senatore alla vicepresidenza – è perché pensavano che il senatore da solo capisse. Non lo vuole capire che il suo tempo è finito. E non solo sbatte la porta, ma denuncia l’ingenerosità di Piccitto e Scarso. Ingeneroso il sindaco grillino? E che ha avuto mai a che spartire Piccitto con Battaglia? Il sistema che ha fatto grande Battaglia sta saltando e la sbattuta di porta è una uscita disperata dalla scena e forse un ultimo patetico messaggio. E’ la prima volta però che al sindaco di Ragusa viene sbattuta in faccia – oltre la porta – la regola del rispetto. E qui si parrà la nobilitate del grillino, perché se si piega una volta, addio!