23-11-2024
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23/11/2013 -

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IL GRAN NOCCHIERO, LA BUSSOLA, E LA TELEVISIUN

giunta piccitto a lusiaScatenati quelli di Nello Dipasquale contro il bilancio redatto dalla giunta Piccitto. Da Sonia Migliore alla Elisa Marino, a Suizzo, a Ilardo, a Maurizio Tumino (a proposito di quest’ultimo sarebbe bello sapere se finirà in Forza Italia o nel Nuovo Centro Destra, essendo attualmente capogruppo di un partito, il Pdl, che non esiste più), tutta la crème de la crème della derelitta compagnia dell’onorevole si è tuffata in questa operazione di salvataggio della propria onorabilità politica schiantatasi sotto i colpi della realtà che li ha ritratti con un tratto definito, il voto di giugno, nella loro intima sostanza: l’adesione al sistema clientelare che li ha tutti pervasi, tanto da cancellare in loro ogni traccia di pensiero libero e autonomo in effetti inconciliabile con la spregiudicatezza d’azione dell’ex sindaco. Gli attacchi al bilancio non sono la normale e doverosa critica sui conti che servono a tirare la carretta (non ci sono più i margini per pretendere visioni e progettualità dato che ovunque, dalla legge di stabilità romana all’ultimo dei comuni italiani, è solo un triste procedere per la sopravvivenza), ma l’estremo tentativo di negazionismo dettato dalla colpa inconfessata, e tuttavia ribollente in qualche buco della coscienza, di avere lasciato tale sfascio ai ragazzi grillini che han preso il comando. La vecchia cricca ha gioco facile: il messaggio da veicolare è fluido se si punta sulla ripetitività ossessiva che i pentastellati sono impreparati, maleducati, estranei alla politica, barbari, e poi da questo asse fisso di giudizio basta far discendere come catena di conseguenze l’assenza di qualità politica e si arriva al gran finale della interdizione perpetua dal governo. Questa favola che attraversa il Paese si è costruita, anche qui a Ragusa, per resistere, per non mollare, per rinviare ogni radicale mutamento che solo una freschezza movimentista può stimolare affinche il cambiamento diventi la linea chiara della sinistra che, ahinoi, non vediamo. Vorremmo a questo punto sfruttare la frase che imperversa in questi giorni fra i vecchi tromboni che hanno accesso ai mezzi di comunicazione a cui sembra elegante, dopo un gran sospiro eruttivo, atteggiare il viso a profonda amarezza e declamare: ànave senza nocchiero in gran tempestaà ” per rammentarci chi era, invece, il gran nocchiero di prima. Era un tipo che ha dato una botta mortale alla città, consegnandola ai costruttori e ostentando un legame indissolubile con loro, tanto da partire in vacanza in barca – essendo gran nocchiero – per festeggiare insieme l’abbuffata di cemento che doveva arricchire non certo la comunità. Era un tipo che ha fatto del porto roba sua e della Tecnis: un luogo inviolabile dove casualmente si è abbattuta la Finanza. Era un tipo che usava i servizi comunali, cimiteri, raccolta rifiuti, gestione idrica, come personale ammortizzatore sociale per sollevare le pene della clientela di disoccupati a lui vicini. Era un tipo che spergiurò, nella seconda campagna elettorale e per mesi dopo la rielezione nel 2011, che mai avrebbe lasciato Ragusa, e che poi se ne andò a fare l’onorevole, incurante dei costi di organizzazione di una elezione e di un commissariamento. Era un tipo che preferiva tenerlo riservato il più possibile che l’acqua era inquinata, tanto per non creare malumori agli elettori massari (stanotte quando è successo un guaio a Lusia, invece, il sindaco della nave in gran tempesta, senza mistero alcuno è stato lì fino a mezzanotte per riparare il guasto). E’ un tipo, il gran nocchiero di prima, che pur essendo nel Megafono a Palermo, crea alleanze contro Megafono a Vittoria, mentre, forse preso da nostalgia, lancia sms di ammirazione all’indirizzo di Alfano. E’ un tipo, il gran nocchiero, che si è assicurata nomina e rinomina del cognato alla Soaco, perchè dopo il mare aspira a navigare anche sui cieli. E’ un tipo che ci ha raccontati che doveva andare a salvare la Sicilia, e i ragusani, brava gente, gli hanno creduto consentendogli di incassare per questa impresa 15 mila euro al mese. E’ un tipo che ha avvolto nella sua ombra l’intera città imponendole il ritmo del suo respiro. Ciò che è accaduto alla Piscina comunale è il sintomo dei danni prodotti da quel sistema. Allora il gran nocchiero evitò la gara pubblica per consegnare la struttura al Coni di Sasà Cintolo, un affidamento che rispondeva esclusivamente al mantenimento dei ruoli dei componenti del giro che conta in città. Il Comune non solo non fece la gara, ma assegnò un minimo annuo di 60 mila euro al Coni. Sul fatto che Cintolo fosse consigliere di maggioranza e aspirante al ruolo di assessore allo sport non spostò di un sol capello la formidabile chioma della Marino, né fece arrochire ulteriormente in un moto di ira le fragili corde vocali della Migliore, mentre ora le due signore trasudano – grazie anche al super lavoro del loro comune addetto stampa che si affanna nel presentarle angosciate ad ogni incedere grillino – indignazione per la “impalcatura” del bilancio che entrambe – ovviamente – riscontrano debole. Peccato che Piccitto non sia un cattivo ragazzo, se lo fosse stato avrebbe tolto subito la gestione a Cintolo e invece ha preferito, alla faccia dell’ingenuità, fare il giro largo. Gli ha tolto i soldi, ha stabilito che dovevano essere le società ad uscire il denaro, quelli delle società con il cavolo che hanno dato i soldi al Coni, e così ora la gara pare si imponga sovrana. La città è crollata, la rete clientelare affaristica regge e funziona solo se la verità è occultata dalla propaganda, ma se salta una maglia emerge la squallida dimensione del privilegio per pochi e del nulla per i più. Per fortuna c’erano ‘sti ragazzi grillini pronti ad accollarsi i nostri disastri. La sinistra vera, solida, matura, responsabile dov’era, dov’è ? Chiusa al Feliciano Rossitto? Al circolo arsenico e vecchi merletti di Gianni Battaglia? Alla sezione cattolici incompresi di Giorgio Massari e Vito Piruzza, con Mario D’Asta bamboccio di abbellimento? Solo due parole sul Pd – meglio avvicinarsi solo a guerra finita. Calabrese deve partecipare alle primarie e deve puntare su Renzi per far vedere che il partito almeno dal punto di vista quantitativo c’è. E’ vero, sarebbe stato incredibile averlo come segretario provinciale del partito dopo il disastro provocato dalla sua ottusità e svendita che lo ha alleato con Dipasquale, tuttavia il Pd non può misconoscere che nella corrente di Calabrese c’è ancora gran parte della migliore tradizione della sinistra ragusana, quella proveniente dal Pci. In ogni caso Denaro sino a che il partito non troverà identità e forza sarà solo un fantoccio di Nicosia e comunque un segretario dimezzato. Passiamo alla Venerina Padua. Qualcuno le dia una bussola, per farle capire dove sta la sinistra e come fare meno cazzate. Basterebbe farla sedere in Senato vicino all’unico parlamentare del Pd – Corradino Mineo – che osa dire la sua senza temere di tradire le larghe intese, e ritroverebbe l’orientamento. E i grillini? Goffi, teste dure, estremamente positivi. Il sindaco Piccitto si è arrabbiato perché in un sito internet gli hanno pubblicato un’intervista lasciando tutta la forma libera della conversazione. Voleva fosse trascritto in buon italiano; ci tengono questi ragazzi a fare le cose per bene, e la forma è cosa importante. Giusto. Anche evitare il contatto con la volgarità del berlusconismo ed i suoi rappresentanti seppur ripuliti e travestiti è importante, ed è quindi buono trattare la televisione per quello che è. Ha fatto bene l’ingegnere al timone a non incontrare in Tv il gran nocchiero. E qui scatta la citazione lieve, non siamo tipi da Dante, conosciamo Jannacci. Introduzione a Quelli che. “La televisiun la g’ha na forsa de leun, la televisiun la g’ha paura de nisun, la televisiun la t’endormenta come un cuiun”. 

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