A 22 anni dall’omicidio di Giovanni Incardona, avvenuto a Vittoria nel 1992, gli agenti della Squadra Mobile della Polizia di Stato di Ragusa hanno arrestato uno dei due mandanti. In manette l’85enne vittoriese Giombattista Arangio Mazza che, con la sentenza della Corte Assise d’Appello di Catania, è stato condannato a 18 anni di reclusione. L’altro mandante dell’omicidio Incardona, ovvero il figlio di Giombattista, Giovanni Arangio Mazza, anche lui condannato dalla Corte etnea, è latitante. Incardona fu assassinato in via Parma, crivellato al volto da numerosi colpi di fucile calibro 12. Furono i poliziotti a trovare la vittima, agonizzante, all’interno della sua auto: morì in ambulanza durante il trasporto verso l’ospedale. Le indagini risultarono subito complesse, anche perchè la vittima non era inserito in ambienti criminali. La svolta all’inchiesta arrivò nel 2005, grazie a due collaboratori di giustizia, uno dei quali si era autoaccusato dell’omicidio. L’esecutore materiale dell’assassinio riferì agli inquirenti di aver acquistato un’auto dagli Arangio Mazza e dal momento che non riusciva a saldare il debito aveva accettato la proposta, fatta dai due mandanti, di estinguerlo, eseguendo una “gambizzazione”. Successivamente gli Arangio Mazza, padre e figlio, commissionarono all’esecutore materiale l’omicidio a fronte della estinzione di tutto il debito per un importo di 10 milioni di lire. Nel 2006 fu eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere dei due Arangio Mazza e di Luigi Favitta, quest’ultimo esecutore materiale insieme al collaboratore di giustizia. Nelle more del ricorso per Cassazione contro il provvedimento della Corte d’Assise d’Appello di Catania gli Arangio Mazza erano tornati liberi. Adesso l’impegno della Polizia è finalizzato all’arresto del latitante. Giovanni Arangio Mazza si è allontanato da Vittoria prima della sentenza definitiva e deve ancora scontare quindici anni di reclusione per aver assassinato il cognato. L’omicidio sarebbe scaturito dal desiderio di vendetta della famiglia Arangio Mazza. Il padre Giombattista annotava in un diario quelli che erano, a suo dire, tutti i torti subiti dalla figlia e dal nipote.