Quando era sindaco, e amava viaggiare, la tecnica usata per non far capire la sua assenza era stata studiata nei minimi particolari: si assicurava che i cronisti ogni 24 ore riferissero delle sue imprese politiche (quelle di pesca giravano in un pubblico d’elite dedito ad affari di mare e cemento) ed uscivano puntuali le interviste. Ora che è deputato il vizietto non gli è passato, ma all’Ars gli viene semplice la fuga, tanto ci sono altre 89 persone che reggono l’isola. Con puntualità svizzera – consuetudine di inizio d’anno – onorevolmente se l’è squagliata. Non ha votato le tante tappe della maratona della finanziaria – l’unica cosa seria che si fa all’Ars – e nemmeno la legge su Ibla, uno dei pezzi meglio recitati dal nostro uomo che per anni si è esibito sulle scene palermitane indossando le vesti del forcone barricadero pronto a sfasciare tutto se quegli infami dei politici si mostravano insensibili alle necessità di Ragusa. Sono bastati il titolo di onorevole e 10 mila euro al mese e si è sgonfiata la storiella del salvatore della città e dell’occasione unica per far rinascere Ragusa, e di Nello Dipasquale non c’è traccia nè politica, nè fisica. Eppure quattromila e cinquecento persone ci avevano creduto – pochine in verità rispetto alla platea immensa a cui si era proposto – ma i piazzisti, si sa, giocano sui numeri e al mercato è sempre una parte esigua che si becca il pacco. Dell’opinione dei ragusani se ne sbatte, ormai è rilassato, vive alla giornata, ha capito che al momento basta ed avanza la dichiarazione di fedeltà a Crocetta, non vuole più sforzarsi, è pago, si inventerà qualcosa quando scatterà la molla della sopravvivenza. C’è, però, in questo suo essere libero dai doveri e dalle promesse, un piccolo ostacolo burocratico, il regolamento dell’assemblea in cui si dispone, all’articolo 84, che i nomi dei deputati i quali non partecipano per cinque giorni consecutivi alle sedute dell’assemblea, senza aver chiesto regolare congedo, sono pubblicati nella gazzetta ufficiale. Sarebbe stata la gogna, una rogna. Ma Nello Dipasquale ha ovviato. Essendo esperto in ragioneria ha capito come muoversi. Da giorno 7 a giorno 10 si è messo in congedo, quindi assenza giustificata da non conteggiare a libro nero, e così, per i giorni successivi, seppur assente alle ultime votazioni della finanziaria, che includono anche la legge su Ibla, si è messo al riparo, non ha toccato la soglia critica dei cinque giorni che lo avrebbe sputtanato in Gazzetta. Un tempo era un esercizio divertente indovinare la mèta dei suoi viaggi, ed era doveroso raccontare la verità su quelle assenze tenute nascoste. Adesso, leggendo di quel furbo congedo, fa pena constatare quanto si risulti piccini raggiunta la vetta.