Riconoscere la cittadinanza italiana ai bambini stranieri nati in Italia. Una sfida lanciata dal Presidente della Repubblica e, a livello locale, da sindaci come Lucio Schembari, primo cittadino di Santa Croce, dove l’incidenza della popolazione straniera (ovviamente il dato è relativo ai regolari) sfiora il 18%. Un immigrato su cinque, in pratica, è di origine straniera. Ma quanti sono gli stranieri residenti in provincia, ma nati in Italia, quelli cioè che Napolitano, così come da anni chiedono anche organizzazioni come la Caritas, vorrebbe che fossero considerati pienamente italiani? Il dato Istat provvisorio, per quest’anno, è di 2.853 unità su un totale di 20.900 stranieri circa. Insomma, su dieci stranieri tre sono in realtà nati e cresciuti in Italia. Un dato che è in aumento rispetto all’ultima rilevazione definitiva (ossia il 2009), quando i nati stranieri in Italia, cosiddetti “di seconda generazione”, erano 2.522. Il numero più alto in assoluto (il riferimento è sempre ai dati del 2009) nel Comune di Vittoria, con 601 presenze su un totale di 4.675 stranieri soggiornanti. Seconda Ragusa, con 429 stranieri nati in Italia, poi Comiso con 310 e Santa Croce con 281. La proposta di Lucio Schembari di rilanciare l’esigenza di riconoscere a questi ragazzi la loro effetiva “italianità”. Qui hanno studiato, qui hanno appreso costumi, cultura e stili di vita, pur non dimenticando le tradizioni del proprio Paese. Un’apertura che viene vista con favore anche dalla Caritas locale. Non pochi, infatti, sono i problemi che incontrano questi ragazzi. Compiuti i diciotto anni sono costretti a chiedere la cittadinanza, ma in attesa di ottenerla rischiano di essere espulsi. Se, quando sono minori, i genitori (e sempre più spesso accade per via della crisi) perdono il lavoro, devono lasciare l’Italia, la loro scuola, i loro amici, perché papà e mamma vengono espulsi.
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