Arrestati i due presunti scafisti dello sbarco di mercoledì a Pozzallo. Si tratta di due tunisini di 32 e 44 anni. Nello sbarco c’erano anche 50 minori e 30 donne. I migranti hanno raccontato di essere partiti 4 giorni prima a bordo di una fatiscente imbarcazione e che viste le condizioni del mare, nel pomeriggio di martedì, gli scafisti hanno chiesto aiuto mediante sistema di telefonia satellitare, su forti pressioni dei passeggeri preoccupati per la loro incolumità. Soccorso che è stato dato a Malta. Poi l’arrivo a Pozzallo. Tutti i migranti ascoltati come testimoni hanno raccontato di aver deciso di fuggire dai loro paesi d’origine in quanto le condizioni di vita erano terribili, tra guerre civili e dittatura. Una volta deciso di scappare, la strada “obbligatoria” era quella di andare in Libia dove le organizzazioni criminali locali si occupano di reclutare i poveri disperati ed in cambio di circa 4.000 euro, li mettono su imbarcazioni precarie per far raggiungere le acque internazionali dove poi chiedono soccorso per essere trasportati in Italia.