Un testimone ai Poliziotti: “Io vi aiuto ma non chiedetemi di rimanere in Italia, devo andare dalla mia famiglia in Svezia. Ho girato il video per ricordo, volevo far capire un giorno ai miei figli cosa abbiamo rischiato per la libertà, per fuggire dalla Siria, dalla guerra”. Giro d’affari impressionante, per questo viaggio l’organizzazione ha incassato 450.000 dollari. Lo scafista per il viaggio percepisce in media 6.000 euro ma rischia fino a 15 anni di carcere. Arrestati Saiidi Haykel, nato in Tunisia nel 1988, e Ben Mouhamed Wertani Nader, nato in Tunisia nel 1996, per aver condotto in Italia 233 cittadini provenienti da Nigeria, Siria, Eritrea, Mali, Ghambia e Marocco. Si tratta di 190 uomini e 43 donne (60 bambini) tutti approdati a Pozzallo. Un particolare terribile che dà la misura del dramma è stato per l’occasione rivelato dalle forze del’ordine. Gli scafisti vengono individuati non solo per le testimonianze, ed i segni tipici di chi lavora in mare (abbronzatura, calli alle mani, vestiti unti dall’olio degli ingranaggi a bordo) ma anche dall’odore: gli scafisti non puzzano, non essendo stati ammassati nei capannoni in condizioni disumane in Libia in attesa dell’imbarco. Questa volta è stato un siriano che, in perfetto inglese, ha mostrato un video girato con il telefonino dove si vedono i due scafisti tunisini. Sono diversi i tunisini che si stanno recando in Libia per “arruolarsi” come scafisti. Rischiano 15 anni di carcere ma per quel denaro non esitano ad imbarcasi e condurre le piccole carrette del mare cariche di migranti a rischio della loro vita, a differenza dei libici che organizzano tutto dalla loro terra non occupandosi mai di condurre le imbarcazioni verso l’Italia. Sono 36 gli scafisti arrestati nel 2014.