Ayed Rafih padre della donna deceduta nella sua campagna di Comiso ha reso piena confessione sulla dinamica dell’evento. L’uomo gravemente ammalato, viene sottoposto quotidianamente a dialisi, ha raccontato che le liti familiari erano frequenti e per diversi motivi, ma quella di martedì sera è degenerata. Molti dettagli dice di non li ricordarli, e si è mostrato addolorato per quel che è accaduto. “Se fosse morto mio genero, non sarei dispiaciuto-” ha dichiarato il tunisino. La pistola la teneva nascosta in un incavo di un muretto a secco, per “proteggersi da eventuali malviventi”. La ricostruzione fatta dall’omicida è la seguente. Era andato a fare alcune commissioni- utili per la coltivazione della campagna- insieme al genero con la macchina di quest’ultimo. Il genero gli ricorda di saldare un debito perchè non vuol fare brutta figura. Il suocero lo riprende perché non accetta appunti al suo modo di “trattare” gli affari. Il genero colpisce con un pugno il suocero durante la guida e la macchina va fuori strada e va a sbattere contro un muro. Giunti a casa una volta abbandonata l’auto a pochi metri dal cancello (poiché incidentata) la lite continua verbalmente ma viene interrotta dalla moglie di Ayed che riesce a far allontanare il genero. Una volta lontano il genero chiama la moglie – che si trovava al lavoro – comunicandogli che sarebbero dovuti andare via da casa perché il padre non li voleva più li con loro. La figlia terminato l’orario di lavoro torna a casa su tutte le furie e raggiunge ii genitori nella serra poco distante, trovando il padre ancora con la pistola in mano che, per farsi vedere pronto a tutto, esplode due colpi in aria. A quel punto la figlia lo schiaffeggia e spintona: cadono entrambi a terra e la madre tenta di separarli.Poi il colpo di pistola che trafigge al petto la giovane. Ayed non sa descrivere come è possibile che sia partito il colpo anche se è certo di aver tirato lui il grilletto. L’arma al momento non è stata ancora trovata.
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