Quattro euro al mese per pagare l’affitto. E'”l’aiuto” che alcuni cittadini ragusani hanno ottenuto dal Comune di Ragusa, dopo aver fatto richiesta per accedere ai soldi previsti dalla legge 431, quella sul “fondo nazionale per il sostegno all’accesso delle abitazioni in locazione”. I più fortunati hanno ricevuto 190 euro, come contributo per tutto l’anno. La distribuzione dei contributi dell’anno 2009, è stata fatta lo scorso settembre. Il Comune di Ragusa, quattro mesi fa, aveva annunciato che i fondi arrivati dalla Regione erano diminuiti: solo 29 mila euro a fronte dei 52 mila euro assegnati da Palermo, per l’anno 2008. “Quando abbiamo saputo che i fondi erano drasticamente diminuiti, abbiamo digerito male la cosa – spiega il segretario del Sunia ibleo, Gaetano Martello – poi andando a scavare, ho scoperto che i fondi dovevano essere molti di più, e che li abbiamo persi a causa di un errore”. Venti giorni fa Martello ha risolto il mistero. “E’ stato un errore del Comune – afferma Martello – che si evince perfettamente andando a leggere il decreto pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 21 giugno scorso. In parole povere, il Comune ha ricevuto 232 richieste di contributo, ma per come è stato compilato il modulo, tramite un programma informatico, la Regione ne ha calcolato solo 136 e quindi ha poi assegnato la somma minore al Comune capoluogo”. Da qualche giorno il rappresentante del Sunia, tenta, sinora invano, di parlare con l’assessore comunale ai Servizi sociali. Vuole fare una proposta al Comune di Ragusa, per cercare di rimediare il danno. Infatti il segretario del sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari, ha già percorso tutte le strade possibili per tentare di ottenere i soldi che avrebbero dovuto essere destinati a Ragusa. “A Palermo mi hanno risposto che ormai tutti i fondi sono stati ripartiti fra tutte le province e tutti i Comuni, e quindi quei fondi sono definitivamente persi. Avrei voluto dire all’assessore ai Servizi sociali che intanto l’amministrazione deve anticipare questi soldi, che spettano agli utenti e poi presentare una causa contro la Software house, produttrice del programma informatico che avrebbe indotto nell’errore il Comune”.