Anche il Senato, dopo la Camera ha approvato, con delle modifiche non sostanziali, quello che il governo Renzi chiama “La Buona Scuola”. La senatrice locale, dott. Venerina Padua del PD, così come ha fatto alla Camera l’on. Nino Minardo, ha votato favorevolmente l’atto. L’insegnante ed ex consigliere comunale di Modica Nino Cerruto scrive: “Si constata con rammarico la mancata disponibilità, che invece è stata sempre mostrata in campagna elettorale, della senatrice ad incontrare, ascoltare e confrontarsi, almeno a livello locale, con il mondo della scuola, che sin dal primo momento ha contestato questa pseudo-riforma. Invece di prendere in considerazione le numerose richieste che Le venivano dalla base, ha preferito seguire le indicazioni di voto impartite dal premier, il quale ha posto la questione di fiducia paventando lo scioglimento delle camere. Si auspica almeno – scrive Cerruto – che la senatrice non abbia espresso il voto favorevole al decreto sulla Buona scuola per assicurarsi una posizione utile per la rielezione. La nuova legge elettorale, come la precedente, rivela tutti gli aspetti di deficit democratico, perché i parlamentari, ormai di fatto nominati, sono più inclini a rispondere agli ordini di partito piuttosto che alle istanze provenienti dal territorio, in cui vengono presentati, quasi avessero giurato fedeltà a Renzi, ed a chi ci sta dietro, piuttosto che al Paese. Si è chiesta la Padua, tra l’altro membro della commissione per l’infanzia e l’adolescenza, se con la buona scuola una insegnante che si trovi in stato di gravidanza, potrà essere nominata da un dirigente scolastico, a cui ormai, per legge, spetta la chiamata diretta? O si è chiesta se i tanti docenti meridionali che hanno iniziato la propria carriera nelle regioni del Nord, potranno ancora sperare in un incarico in queste regioni? E le nuove generazioni sceglieranno in maniera consapevole la professione docente, l’unica della pubblica amministrazione a cui si potrà accedere per chiamata di un dirigente, per entrare in un perenne stato di precarietà e la cui carriera verrà affidata alla “benevolenza” del dirigente e di uno staff di cui farà parte anche l’utenza valutata dal docente. Una tale riforma avrebbe richiesto un serio e più ampio confronto con il mondo della scuola e doveva presupporre una riforma delle modalità di reclutamento dei dirigenti, nei confronti dei quali, senza voler generalizzare, si nutrono abbastanza dubbi sulle capacità di una trasparente e proficua gestione delle risorse loro affidate. Probabilmente la dott.ssa Padua, con questo voto, avrà guadagnato, ed ha preferito, la fiducia di Renzi; di riflesso ha perso la fiducia e la stima, politica, di tante persone ed amici che avevano creduto in lei”.
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