E’ stata decisiva la collaborazione tra la sale operative della Questura di Ragusa e quella bolognese per raggiungere in tempo un giovane, che, in una abitazione del capoluogo romagnolo, aveva deciso di togliersi la vita. E’ acaduto in piena notte quando al 113 è giunta una chiamata da parte di un cittadino della provincia ragusana che in modo allarmato riferiva di aver ricevuto una telefonata da parte di un suo conoscente, residente a Bologna, che gli aveva detto di stare male e di aver bisogno di un’ambulanza. Subito dopo, la chiamata veniva interrotta e lo stesso non riuscendo a ricontattare l’amico chiamava la Polizia di Ragusa. Immediatamente i poliziotti allertavano il servizio 118 di Bologna che inviava un’ambulanza sul posto, ma all’orecchio esperto degli specialisti della sala operativa qualcosa faceva sospettare che si potesse trattare di una situazione più grave. I poliziotti ragusani, diretti dal Commissario Capo Filiberto Fracchiolla, allertavano quindi i colleghi della sala operativa della Questura bolognese che subito hanno inviato una pattuglia all’abitazione indicata. Gli agenti avevano intuito bener. Infatti, dentro l’abitazione, i poliziotti scorgevano un giovane che si era legato il collo con due corde gialle, agganciate con ganci metallici ad una trave di legno di una stanza del suo appartamento. Rimossa immediatamente la corda, l’uomo, un giovane trentenne bolognese, è stato soccorso dai sanitari; aveva già i segni del solco cutaneo dovuto dalla compressione del laccio. Lo hanno portato all’ospedale Maggiore di Bologna. Molto probabilmente la causa è stata un litigio scoppiato al telefono con la fidanzata.
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