Il professore Giuseppe Pitrolo, uno degli autori del manifesto affisso a Scicli che denunciava l’inerzia della senatrice Padua e del deputato regionale Orazio Ragusa, entrambi sciclitani, riguardo lo scioglimento del consiglio comunale, risponde alla reazione dei due all’apparire del volantino. I due parlamentari- a nostro avviso- potevano benissimo respingere l’attacco sulla incapacità politica a loro attribuita, ma appare spropositato e preoccupante, al fine della tutela della libertà di espressione, sentire come i due si siano scagliati contro una semplice e naturale denuncia che non conteneva nè insulti, nè violenza, nè volgarità, e che era anzi asciutta e sintetica. Quali sono i confini tollerati dai signori deputati alla voce critica? Cosa cambia se dietro il volantino c’è una persona conosciuta che però non si firma, o se per caso ci siano più soggetti mascherati dalla firma “assemblea cittadina”? Così ci siamo ridotti nell’era renziana, manco una pasquinata si può attaccare sui muri della città della cultura? Questa è l’evoluzione politica a cui è andata incontro la dottoressa Padua ammirando la compostezza robotica di una fanciulla della casa come la Boschi? Che Orazio Ragusa – per la sua morfologia cognitiva intellettuale che non consente divagazioni al principio di realtà che gli ricorda quanto culo abbia avuto nella vita – rimanga infastidito se qualcuno mette in dubbio la forma che assume il suo stare nel potere, lo si comprende: la Padua no, si è trasformata da mite signora progressista esponibile come una rassicurante e raffinata statuina di Capodimonte in qualsiasi buon salotto e persino in Senato, a lanciere zucchero e fiele. Scatta la disperazione a noi che l’avevamo vista in campagna elettorale a fianco di un pensatore autonomo come Corradino Mineo. Ecco dunque la storia di questa vicenda raccontata dall’autore del manifesto. Scrive Pitrolo:. “Riguardo la vicenda dei manifesti presunti “anonimi” di Scicli, leggo sulla stampa che sarei stato interrogato dai Carabinieri: poiché NON sono stato interrogato ma ho semplicemente dialogato col Tenente, devo precisare – a tutela mia, dell’assemblea e dell’Arma dei Carabinieri – quanto segue: in seguito agli aumenti tributari deliberati dai Commissari straordinari del Comune di Scicli, il 6 Agosto si teneva un’assemblea pubblica, ampiamente pubblicizzata sui media, nella quale si concordava 1) di diffondere un articolato scritto con delle proposte concrete per evitare gli aumenti e 2) di far affiggere, tramite l’Ufficio Pubbliche affissioni del Comune di Scicli, dei manifesti col seguente testo: “I Commissari aumentano le tasse agli sciclitani – I commissari del Comune di Scicli hanno raddoppiato ai cittadini l’Irpef aumentandola dallo 0,4% allo 0,8% – aumentato l’Imu sulle seconde case accrescendola fino all’8,1% – aumentato la Tari del 7,72% – aumentato la tassa di soggiorno. Cioè hanno aumentato di circa 200 € in media le tasse ad ogni famiglia di Scicli. Senatrice Padua, Onorevole Ragusa, non vi siete opposti allo scioglimento e continuate ad essere assenti: perché?” Poiché un’assemblea pubblica non è né un partito né un sindacato né un’associazione, decidevamo di firmare i manifesti “L’assemblea cittadina”. Prendevo quindi l’incarico di curare la parte burocratica dell’affissione, presentando il 13 Agosto all’Ufficio Pubbliche Affissioni del Comune di Scicli l’istanza a mio nome, corredata dai miei dati anagrafici, l’indirizzo, il codice fiscale, il numero di telefono. Il 19 Agosto i manifesti venivano attaccati a cura dell’Ufficio Affissioni del Comune e subito dopo defissati. Nella stessa mattinata la Tenenza dei Carabinieri di Scicli mi telefonava e mi chiedeva garbatamente di recarmi, quando mi fosse stato possibile, presso la Caserma di Scicli, per portare lo statuto dell’assemblea. Il 20 Agosto mi recavo presso la locale Caserma, dove – in un colloquio totalmente sereno col Tenente – ho precisato che un’assemblea non necessita di statuto (“I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale”; “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”: articoli 18 e 21 della Costituzione)”.