Inviare una mail, usare internet o tenere gli archivi ordinati. C’è anche questo nelle voci che in alcuni casi contribuiscono a far scattare premi in busta per l’esercito dei dirigenti regionali, che alla collettività costano circa dieci milioni di euro l’anno. Benvenuti nel paese di Bengodi, ovvero mamma Regione, che a stento riesce pagare gli stipendi, ed è in procinto di “spegnere la luce” (per usare le parole pronunciate all’Ars dall’assessore all’Economia Baccei), ma che non disdegna di gratificare i suoi figli più cari con allettanti incentivi economici. Nel 2013 e 2014 sono stati stanziati, e in parte liquidati, oltre dieci milioni di euro l’anno per le indennità di risultato, che appesantiscono la già pesante busta paga dei dirigenti con cifre non certo disprezzabili e che in alcuni casi possono arrivare anche a 12 e persino 17 mila euro lordi l’anno (la media è di circa 7 mila euro). Sulla questione premi ha acceso i riflettori il Movimento Cinquestelle all’Ars, che ha chiesto le carte a tutti gli assessorati, per spulciare tra le schede di valutazione dei dirigenti. E’ saltato fuori che attività che dovrebbero essere la normale routine in qualsiasi ufficio, come l’uso della posta elettronica o di internet costituiscono “tappe” significative della scalata al premio.“Con dirigenti così bravi ed efficienti – afferma il capogruppo Cinquestelle Giorgio Ciaccio – la Regione dovrebbe brillare in tutti i settori, quando invece siamo sull’orlo della bancarotta. E’ ovvio che qualcosa non funziona e che questi premi non sono altro che insopportabili ed inopportune regalie, concesse, tra l’altro, a gente che porta a casa buste paga pesantissime”, Per stoppare lo scandalo delle indennità di risultato, i deputati del Movimento si sono messi all’opera per presentare un apposito emendamento nella prossima finanziaria che congeli questa voce per cinque anni. “Vediamo – afferma Giancarlo Cancelleri – se all’Ars avranno l’ardire di giudicarlo inammissibile già in commissione”.