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15/10/2015 -

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GIOVANNI COSENTINI, UN UOMO D’ORO

cosentini-giovanni-300x286Noi ragusani lo sapevamo da tempo di che stoffa è fatto Giovanni Cosentini, quanto vale e quanto pesa. Ce lo siamo perso come sindaco (in effetti in mezzo a quei popolarcafoni del Pd solo Dipasquale si poteva ben mischiare), ma ne abbiamo goduto a pieno in tutta la sua trionfale ascesa democristiana. Coerente, il nostro ex vicesindaco, è rimasto quel che sapevamo fosse: un gustoso uomo di casta. Ci vuole tempo per farsi conoscere, ora persino la Repubblica spulciando i conti ingiusti della Regione e il marasma dei Consorzi di bonifica, lo nota e lo incorona come un principe del paese della diseguaglianza. Questi alcuni passi dell’articolo: “Lui, il decano dei direttori dei Consorzi di bonifica, si chiama Giovanni Cosentini e si è preso una parentesi dal suo lavoro solo per candidarsi (con il centrosinistra) alla guida del Comune di Ragusa. La battaglia politica, nel 2013, Cosentini l’ha persa, ma il lauto stipendio del consorzio no: 170 mila euro lordi. Cifra che crescerebbe con altre voci “minori” in busta paga oltrepassando quota 200 mila euro. Cifra che, per intenderci, supera quella della maggior parte dei burocrati dell’amministrazione-madre (quella regionale). E i compensi d’oro dei vertici di questi enti sono l’altro aspetto di uno scandalo che sta investendo il settore della bonifica: da quando, per la prima volta, i dati sono diventati pubblici finendo sul tavolo della commissione Bilancio dell’Ars, stanno emergendo spese allegre (acquisti di telefonini, iPad, arredi e bottiglie di prosecco) che fanno a pugni con la forzata austerity della Regione. A guidare i Consorzi c’è una casta più solida di quella regionale. E che gode di indennità robuste. Al secondo posto, nella classifica dei più pagati, c’è il direttore generale di Gela, Vincenzo Caruso: guadagna 123 mila euro lordi, leggermente di più di Fabio Bizzini (Caltagirone) e di Maria Vitale (Caltanissetta). Al quinto posto un altro colletto bianco con un passato in politica: l’ex deputato regionale di Forza Italia Francesco Giambrone, andato in pensione con un’ultima retribuzione lorda di circa 120 mila euro. Tutto al netto di bonus e premi che, in molti casi, fanno crescere gli stipendi. E cospicue sono le buste paga dei “semplici” dirigenti, almeno tre quelli di punta in ogni Consorzio: Ragusa e Agrigento sono al top nella graduatoria. Sia la commissione Bilancio che l’assessorato all’Agricoltura stanno svolgendo approfondimenti per capire come si sia giunti a questa situazione. Anche perché, a colpire, sono anche le differenze fra un Consorzio e l’altro: a Ragusa ci sono indennità più elevate che a Palermo, Agrigento ha il primato dei dipendenti in servizio (268) ed Enna ha più dipendenti (148) di Catania (133). Il sospetto, che poi è una certezza, è che compensi e organici abbiano seguito logiche politiche, più che esigenze legate alla complessità delle diverse gestioni. Di certo, quella cresciuta nei Consorzi, lontano dai riflettori, è una classe di privilegiati. Tutelata da alcune norme su misura e dalla mancata applicazione di altre. Basti pensare alla leggina, varata durante i governi Cuffaro, che garantiva al personale dei Consorzi, sempre e comunque, trasferimenti pari al 95 per cento della somma degli stipendi. I dirigenti dei Consorzi, peraltro, hanno un contratto autonomo che, a differenza di quello dei regionali bloccato da dieci anni, ha consentito una crescita progressiva degli emolumenti”.

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