In campo 40 finanzieri e unità cinofile per sgominare una banda dedita al traffico di droga. Sei gli arresti con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla detenzione e allo spaccio. L’organizzazione, composta da soggetti pluripregiudicati, operava maggiormente sulla piazza di Vittoria ed hinterland, rifornendo i pusher soprattutto di hashish, particolarmente richiesto e diffuso fra i giovani e venduto anche nei pressi degli istituti scolastici. L’indagine è durata un anno con appostamenti, pedinamenti, riprese video, captazioni delle comunicazioni, microspie ambientali. La banda, composta da nord-africani, smaltiva non meno di 1 kg. di hashish a settimana, avendo tra la platea degli assuntori non solo tossicodipendenti ma, soprattutto, giovani spesso minorenni di classi sociali agiate. La scelta del nome dell’operazione “Fumo dai fori” fa riferimento al costante e originale utilizzo da parte della consorteria criminale di buchi adibiti a nascondigli, ricavati in fabbricati fatiscenti del centro storico di Vittoria, dove veniva abilmente occultata la sostanza stupefacente pronta per essere spacciata. Gli arrestati sono: Bensihandi Mounir, di anni 43, di nazionalità algerina domiciliato a Vittoria; Ben Brahim Tarak, di anni 38, di nazionalità tunisina, domiciliato a Vittoria; Slimani Walid, di anni 38, di nazionalità tunisina, attualmente ristretto presso la Casa Circondariale di Piazza Armerina; Hamed Abdelhamid, di anni 56, di nazionalità algerina, attualmente ristretto presso la Casa Circondariale di Gela; Zisa Carmelo, di anni 44, residente a Vittoria. La misura dell’obbligo di presentazione quotidiana alla Polizia Giudiziaria è stato applicato per la signora B.C.L. di anni 22 residente a Vittoria. Brahim Tarak, già tratto in arresto a gennaio di quest’anno per detenzione ai fini di spaccio ed espulso dal territorio nazionale, è fra l’altro sospettato di legami con cellule insurrezionali jihadiste. Infatti, all’atto del fermo, fu trovato in possesso di manoscritti ed appunti vari in lingua araba, dalla cui traduzione è emerso l’inneggiamento al martirio.