Il 2015 finisce male per l’ambiente ibleo. Una grave moria ittica ha infatti colpito nuovamente il fiume Irminio, in un’area fino ad ora immune da tali situazioni: il tratto subito a valle della Diga di S. Rosalia, in pieno Sito di Importanza Comunitaria e in una zona vietata alla pesca per la protezione della trota macrostigma. La denuncia arriva da Legambiente che scrive: “E’ uno sterminio che ha colpito indifferentemente tutte le specie: trote, carpe, carassi, anguille, rovelle. Uno spettacolo deprimente che si è presentato agli occhi dei volontari delle associazioni nonché agli inquirenti della Polizia Provinciale ed ai tecnici dell’Arpa. E il fatto che siano morte anche specie fortemente resistenti all’inquinamento, come carpe, carassi ed anguile, dà il segno dell’impatto ambientale che deve esserci stato”.“E’ sorprendente che la moria sia avvenuta in un’area in cui non si sono mai verificati eventi del genere” – ha dichiarato il Biologo Antonino Duchi, Presidente di Legambiente Ragusa -. ”E’ come se la fauna ittica sia stata sottoposta ad un fattore nocivo che non ha dato scampo: abbiamo visto pesci morti addirittura sulle pietre, come se fossero schizzati fuori dall’acqua per sfuggire ad un’alterazione improvvisa e potente”. Adesso, oltre alla valutazione del danno, è l’ora di identificare le cause e di punire i colpevoli. “Un avvelenamento da bracconaggio pare da escludere – spiega Legambiente – dato che i pesci non sono stati asportati ma sono rimasti nel corso d’acqua; improbabile, per la conformazione dei luoghi e per il tratto interessato, appare l’ipotesi di uno scarico volante momentaneo abusivo. Al momento quindi l’ipotesi più plausibile sembra legare l’evento in modo diretto od indiretto alla presenza dell’invaso artificiale. In effetti una strana fanghiglia negli ultimi anni è stata diverse volte segnalata nell’area dai guardiapesca volontari che controllano il sito per l’antibracconaggio; ed una significativa presenza di fanghi è stata riscontrata da essi anche in questi giorni”. Ma evidentemente si stratta ancora di ipotesi ed indizi: si auspica che le indagini portino ad una risposta definitiva. “Non si può che evidenziare coma ancora una volta la fauna ittica si sia comportata, con il suo sacrificio, come una preziosa ‘spia’ di un’alterazione ambientale che altrimenti sarebbe passata probabilmente inosservata: un’alterazione – conclude Legambiente – che mette a rischio non solo la fauna stessa ma la preziosa risorsa idrica. Un campanello d’allarme per tutti, visto che fiume e falda idrica sono strettamente collegati, come è stato ormai reso evidente dalla grave crisi idrica che ha colpito Ragusa qualche anno fa”.