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21/01/2016 -

Politica/

L’ETERNO RITORNO

cugat 00000be3-e1299248651847“A che ora è la rivoluzione, signora? Come si deve venire? Già mangiati?” La memorabile frase di Gassman nel film di Scola “La terrazza” ci riporta alle inquietudini del governo Piccitto e ai turbamenti dei cinquestelle. A che punto è la sommossa del gruppo consiliare che vorrebbe ascolto, partecipazione, e l’estromissione di Stefano Martorana a cui non viene riconosciuto neanche un grammo di grillismo nelle vene? Siamo alla fase salesiana: calzoni alla bermuda, calzettoni caldi, fazzoletto al collo, sindaco e assessore procedono… e andranno a sbattere malamente perché la soluzione che sicuramente tirerà fuori il sindaco – un rimpolpettamento delle deleghe, forse togliendo Martorana dal bilancio per dargli chissà che cosa –  è solo una tattica evitante studiata per non cogliere la profondità della richiesta dei consiglieri. Di cosa soffrono i cinquestelle? Di mancata rivoluzione. E’ un disagio psicopolitico che crea frustrazione, delusione, rabbia, sconforto. Piccitto è un bravissimo ragazzo, intelligente, educato, buono, gran lavoratore, di sani principi, non si è montato la testa… ma non ci crede, nell’animo suo, a questo movimentismo che si fa governo; pensa che per una città come Ragusa sia bastevole gestire la cosa pubblica con onestà, senza dare fastidio ad alcuno, senza scossoni, con prudenza, con rispetto, e rigando dritto. Questo stile e questa visione funzionerebbero qualora il primo cittadino fosse stato eletto, come accadeva un tempo,  dal consiglio comunale, magari da una sinistra democristiana, ma non dal popolo incazzato e stanco. Quel 70 per cento di elettori non chiedeva e non chiede solo onestà, pretende un po’ di fantasia, di audacia, insomma una impruvulazzata di rivoluzione che andrebbe fatta eccome per riportare la Ragusa dispersiva e atomizzata in un guscio comune di cittadinanza. Questo sentimento strisciante di mancato appagamento, pur nel riconoscimento pieno delle doti del sindaco, è vissuto anche dai consiglieri cinquestelle che, essendo nell’impossibilità di rinnegare il loro portavoce, hanno fatto una operazione di “proiezione” spostando questo turbamento non assolutamente definito e comunque percepibile, presente, fastidioso, sul componente di giunta che maggiormente manifesta il distacco emozionale dal Movimento ossia Stefano Martorana. Farsi fuori l’assessore Martorana rappresenta per i consiglieri la possibilità di aprire con un grimaldello, con una autentica azione di irruzione che mette a soqquadro l’esecutivo, l’area protetta in cui si è rinchiuso Piccitto. Se questi non comprenderà i motivi di cuore della protesta cinquestelle, il suo mandato si esaurirà nell’impotenza, nella fiacchezza di una normalità insoddisfacente. I ragusani dovremmo essere grati verso questi sedici consiglieri che sembravano tanto insulsi e che invece hanno avuto una capacità di catturare l’amarezza che potrebbe svilupparsi da questa esperienza di governo cinquestelle. Vedremo; è certo però che Piccitto se insiste non la svanga: ha margini ridottissimi in consiglio. Forzare la mano non gli conviene affatto. Ed ora uno sguardo a tutti gli altri. Insieme va a gonfie vele. Maurizio Tumino indaffaratissimo con le figurine degli entranti fa la conta: ce l’ho, ce l’ho, mi manca, questo è doppione, questo fa schifo, questo me lo vendo…  Dove andranno e se c’è già intesa con Nello Dipasquale ha poca importanza, più interessante vedere di che materia è fatto la nuova formazione. Sono dei pericolosi qualunquisti? Sono degli affacendati conservatori? Sono i soliti elasticizzati centristi? Quando i tempi sono feroci servono identità nette. Al momento possiamo solo comprendere i fremiti evidentissimi del longilineo ingegnere Tumino che appena parla Lo Destro torna bambino e ripete a mente: ora passa, ora passa, un due tre ora passa… E non passava… Nella conferenza stampa di presentazione del gruppo, Lo Destro  si è lanciato – nel raccontare del suo vissuto politico e del nuovo approdo – come un cavallo da corsa: “Assistiii… “ e giù un iiihhh come un nitrito che per poco faceva saltare dalla sedia l’ingegnere impallidito. Si rifarà con Titì La Rosa che ha l’eleganza di un torello. La Marino sempre più fantastica: al mattino invia su WhatsApp l’immagine di Papa Francesco che bacia l’umanità con lei che scarabocchia sulla bianca tonaca del pontefice un cuoricino e l’augurale scritta Buongiorno! Eroico Tumino! Ed ora rientriamo in clima tombale per uno sguardo finale a Sonia Migliore. Non ha più voglia, non saluta, non interagisce, non capisce dove cacchio va a parare sta roba di Insieme, e fra un po’ prende la piccola Nicita con quegli occhioni tirabaci dolcissimi che sembra il minutissimo cagnolino di accompagnamento che teneva in braccio Xavier Cugat  quando si esibiva Abbe Lane, e la schiaccia per i nervi. Che fatica questo consiglio comunale! Buone stelle a tutti!

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